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Autonomie, la serenità di Calderoli ha disarmato De Luca

Domenico Giordano
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Si può anche non essere di parte, però è fuor di dubbio che Roberto Calderoli merita un elogio sincero e subito dopo un premio, rigorosamente con un assortimento di mozzarella di bufala campana, per essere riuscito in una missione dove in tantissimi in passato hanno fallito miseramente: disarmare lo Sceriffo di Via Irno. Il ministro leghista, infatti, ha prima neutralizzato e poi smantellato pezzo dopo pezzo l'arsenale dialettico di Vincenzo De Luca che nelle scorse settimane l'ha ripetutamente attaccato a testa bassa sul progetto di autonomia differenziata. Il presidente della Campania è un politico bulimico, senza pari in questa speciale classifica perché nessuno quanto lui in questi decenni ha divorato la medesima quantità di nemici. Tutte le volte, l'ha fatto senza andare tanto per il sottile, senza fare lo schizzinoso e fregandosene altamente di tutte le regole d'ingaggio sancite dai cerimoniali istituzionali. Così, oggi l'elenco dei nemici che di volta in volta De Luca ha scelto di legittimare per dare credito alla propria narrazione, è talmente vasto ed eterogeneo che a guardarlo dopo trent'anni, si rischia di cadere in un pozzo senza fine. «Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità - scriveva Umberto Eco in "Costruire il nemico" - ma anche per procurarci un ostacolo per misurare e mostrare il nostro valore».

 

 

Un meccanismo del resto ben oleato nella comunicazione deluchiana, utilizzato centinaia di volte, perché «la costruzione del nemico deve essere intensiva e costante» e nel mirino, in ultimo ci è finito anche il ministro degli Affari regionali e le Autonomie. I due, per la verità, già a fine novembre si erano già scambiati delle reciproche affettuosità a distanza: «Calderoli tradisce il Sud» aveva subito affondato la sciabola De Luca; «non so se chi parla in questi giorni - ha poi risposto Calderoli - sia il presidente della Campania De Luca, Crozza o un terzo De Luca». E quest'ultimo, che non ha mai temuto di infilare i guantoni e salire sul ring ha replicato a sua volta: «Leggo dichiarazioni che mi rivolge il (furbo) ministro Calderoli. Intanto, provo una profonda commozione per il fatto che un ministro per le Riforme si accorga, dopo quattro anni, che fra le Regioni che chiedono un confronto sull'autonomia c'è anche la Campania». Questa volta però è il bergamasco Calderoli a non cadere a piè pari nella trappola della polemica a distanza con il salernitano De Luca, sulla quale il secondo avrebbe comunque prevalso, tant'è che senza timori e remore di sorta si è subito precipitato da Roma a Napoli per ascoltare - e sfidare a viso aperto - direttamente dalla voce del presidente tutte le richieste di modifica alla bozza di riforma.

 

 

Ma, a spiazzare De Luca molto probabilmente è stato proprio questo inusuale atteggiamento di Calderoli che da ministro in carica invece di far valere una gerarchia istituzionale e continuare a duellare a mezzo stampa, si è messo in cammino recandosi, armato di sorriso e serenità, nel fortino del nemico. Una strategia che ha sminato il campo e che ha sottratto a De Luca ogni possibilità di attacco preventivo, così in soli dieci giorni siamo passati da un «Calderoli ha torto su tutta la linea» (1° dicembre) a «c'è stata una svolta radicale, nel senso che anche il ministro ha accettato l'impostazione di fondo della Campania, questa è una acquisizione di grande rilievo da parte di Calderoli, dobbiamo dargliene atto» (9 dicembre). Ecco a Roberto Calderoli non va solo il merito di aver vinto ai punti il match con Vincenzo De Luca, imbattuto da troppo tempo, ma anche di aver tracciato una efficacia strategia di comunicazione che potrà essere seguita anche da altri in futuro.

 

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