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Alzare il tetto al contante fa bene all'economia

Nella zona Euro, dopo sei mesi col segno meno, a novembre torna in terreno positivo

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In Europa, l'87% degli intervistati afferma di utilizzare ancora il contante presso i piccoli commercianti, e il 72% nei distributori automatici. Inoltre, l'83% degli intervistati si dichiara «preoccupato per la scomparsa del contante». Questo sentimento è condiviso da quelli che utilizzano quotidianamente questo metodo di pagamento (87%), ma anche da coloro che preferiscono i pagamenti dematerializzati (73%). La soglia alle 5.000 euro, fissata per il 2010, ha coinciso con il livello più basso di evasione fiscale mai registrato nello scorso decennio, pari a 83 miliardi di euro. Mentre il livello massimo di evasione, con picchi superiori a 109 miliardi, si è registrato nel periodo che va dal 2012 al 2014, quando la soglia massima per i pagamenti cash era stata abbassata a 1.000 euro.

Lo dice un'analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale non è possibile individuare alcuna correlazione diretta tra l'andamento dell'evasione fiscale e l'evoluzione del cosiddetto «tetto al contante». «Alzare a 5.000 euro (sarebbe la soglia ipotizzata mediando tra 1.000 e 10.000 euro) l'utilizzo del denaro contante restituirebbe anzitutto un senso di libertà alle imprese e ai cittadini, - continua l'analisi - favorirebbe soprattutto il commercio e quindi i consumi, con effetti positivi per la crescita economica e quindi per il prodotto interno lordo. È questa la tesi che dovrebbe essere sostenuta con forza da chi sostiene l'aumento della soglia. In tempi di forte crisi economica come quella che stiamo attraversando dovremmo tutti, istituzioni, politica, imprenditori, consumatori, opinione pubblica, insomma, creare un clima di fiducia e di voglia di crescere che induca tutti coloro che hanno messo da parte risorse (la vecchietta che ha nel materasso tutti i suoi risparmi, l'artigiano che ha a casa sotto la mattonella il guadagno di anni di lavoro) a metterle in circolazione nella maniera che più loro aggrada».

Se poi si aggiungono i 1840,7 miliardi di euro (dati ABI al 30/06/2022) che sono giacenti inutilizzati nelle nostre banche come liquidità, allora bisognerebbe eliminare ogni laccio e lacciulo perché questa massa di denaro arrivi agevolmente alla cosiddetta economia reale in qualsiasi maniera possibile. Se infatti una soglia bassa si potrebbe ipotizzare in tempi di vacche grasse, oggi occorre benzina in quantità nel motore dell'economia.

Non si tratta quindi, come sostengono molti esponenti di centrodestra, solo di una questione di libertà personale, anche se la maggior parte di coloro che vogliono mantenere il proprio denaro in contanti si preoccupa di salvaguardare la propria privacy, la libertà di coscienza e di azione. Questa è la tesi dei cosiddetti liberali. Mentre chi lavora per l'abolizione del contante (i tecnocrati) più che dalla modernizzazione del sistema di pagamento, in effetti tende al controllo delle persone, dimenticando le esigenze dei consumatori, dei deboli e degli esclusi e ancor meno di chi non sa usare i dispositivi digitali.

Come avviene in Cina, che è il Paese più avanzato in questa transizione verso una società senza contanti e che non è certamente un modello di liberalismo. Questo tipo di società senza contanti lascia l'individuo del tutto dipendente finanziariamente da un sistema centralizzato con la minaccia di un prelievo arbitrario sulla liquidità dei correntisti, soprattutto in caso di crisi del debito pubblico. (ricordiamo la Grecia, Cipro e l'Argentina). Una direttiva della Commissione europea già prevede peraltro la possibilità di tale tipo di prelievo. 

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