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Il mito dei tecnici e il solito rinculo. Colpa ai politici, serve una svolta

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Santi Bailor
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Le emozioni la politica sembra averle perse da tempo (soprattutto nella passione degli elettori) mentre una tendenza si è fatta largo negli ultimi anni in Italia: quella delle agende. Dei tecnici. L'agenda Mario Monti prima, con misure di sacrifici per salvare il Paese. E poi l'agenda Mario Draghi, recente, senza la quale durante la campagna elettorale sembrava che il nostro Paese dovesse finire spiaggiato. Ebbene oggi - dopo la vittoria alle elezioni del centrodestra - pare che l'agenda Draghi sia uscita dal dibattito, anche negli argomenti di Carlo Calenda e del Pd. Eppure il tema dei tecnici al governo, quello è rimasto al punto che Adolfo Urso, un politico influente ed autorevole di Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni, ha fatto sapere che il governo di centrodestra sarà "un governo politico con qualche tecnico di area".

 

 

Per carità, la politica è libera, una volta vinte le elezioni in democrazia, di chiamare al governo chi ritiene più competente. Sui tecnici però ci permettiamo un consiglio: il centrodestra scelga quelli che ritiene più bravi purché il governo sia un governo politico e che questa natura sia chiara anche ai tecnici che ne faranno parte. Per non ritrovarsi un domani, davanti a difficoltà o crisi (e vista la situazione geopolitica ed economica attuale non sono da escludere) che metteranno in ambasce l'Esecutivo, davanti a tecnici che diranno ai politici del governo di cui han fatto parte: che diamine, noi non c'entriamo. È tutta colpa vostra.

 

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