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La vera sovranista è la Germania. Sul gas ha deciso di ignorare l'Europa

Riccardo Mazzoni
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La decisione improvvisa - e improvvida- del governo Scholz di azionare un bazooka da 200 miliardi per sussidiare il settore cruciale dell'energia ha fatto scattare l'allarme in mezza Europa, incrinandolo stesso asse franco-tedesco e suscitando la preoccupazione che l'egoismo tedesco possa far saltare il banco comunitario, visto che la grande Germania non è la piccola Ungheria. Se la prima potenza dell'euro diventa sovranista, concedendo vantaggi impropri al proprio sistema produttivo, c'è in effetti il rischio concreto di causare danni irreparabili alle industrie di altri Paesi, che non saranno più in grado di competere con le omologhe tedesche sussidiate.

Parlare di concorrenza sleale, in una situazione già di per sé drammatica, appare quasi un eufemismo: senza un tetto al prezzo del gas, a cui la Germania continua pervicacemente ad opporsi, le nostre imprese saranno costrette ad addossarsi bollette salatissime, mentre quelle tedesche potranno girarle al loro governo. Suona quindi beffarda la distinzione di Scholz tra freno interno e tetto europeo al prezzo, considerato controproducente. La realtà è che la Germania, la cui dipendenza dal gas russo era la più alta d'Europa prima dello scoppio della guerra, è alle prese col peggiore incubo che si porta dietro dai tempi tragici della Repubblica di Weimar, ossia un'inflazione tornata a due cifre dopo settant' anni combinata con una pesante recessione alle porte, per cui il governo di sinistra ha rotto gli indugi, a costo di rompere la solidarietà europea. E suona dunque ancora più beffardo il «consiglio» non richiesto di Scholz a Giorgia Meloni di «rispettare le regole comunitarie», quando è stato lui per primo ad ignorarle in mezzo alla devastante crisi energetica in atto. Non siamo però di fronte a una novità: le imposizioni dell'Ue a trazione tedesca, infatti, sono state sempre troppe, e troppi i privilegi riconosciuti alla Germania, a scapito di tutti, nei lunghi anni delle crisi precedenti. In regime di unione monetaria, infatti, il surplus commerciale di una locomotiva che sfonda i parametri produce forse più danni dell'eccesso di deficit di altre economie dell'Unione, perché il deficit fa male al Paese che lo detiene, mentre il surplus rappresenta un danno per tutti i Paesi tributari.

A questo va aggiunto che in Europa la stagione del rigore teutonico e l'imposizione del fiscal compact sono state un danno per tutta l'economia europea, non solo per l'Italia, perché hanno penalizzato la crescita provocando squilibri e povertà diffusa. Ora l'Ue è arrivata a una svolta: la stessa Von der Leyen ha detto che si deve cambiare, ma per farlo vanno modificati i Trattati, con una Convenzione che sancisca la vocazione solidale dell'Ue, perché la solidarietà non può essere a intermittenza: deve valere per la pandemia come per la crisi energetica. Invece sul prezzo del gas la Commissione si è mossa con drammatico ritardo, allineandosi ai desiderata tedeschi: bisognava intervenire a primavera per bloccare la spirale speculativa sul mercato di Amsterdam, mentre si sta ancora discutendo se varare un price cap solo per il gas destinato all'elettricità e di un ipotetico Sure 2.0 per attenuare i rischi di disoccupazione.

Non si intravede ancora, insomma, il necessario cambio di passo: alle misure urgenti per ridurre i consumi energetici, e a quelle dei governi nazionali per sostenere famiglie e imprese, andrebbe aggiunto un piano di investimenti modello Recovery per finanziare l'autonomia energetica. Lo stanno chiedendo a gran voce quindici Paesi dell'Unione, ma la Germania resta capofila del fronte del no, insieme a Norvegia e Olanda, i maggiori beneficiari di questa crisi epocale. Una crisi peraltro aggravata dalla politica monetaria della Bce, che alzando i tassi in chiave anti-inflazione si è disallineata dalle politiche di bilancio nazionali costrette a muoversi con manovre redistributive per scongiurare recessione e conflitti sociali. Una tempesta perfetta dalla quale la Germania sovranista ha pensato bene di tirarsi fuori da sola

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