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Dal pullman di Prodi al bus di Letta, il grande bluff delle campagne motorizzate

Domenico Giordano
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Il treno, il pullman, la nave e bus elettrico. Ci manca solo la campagna con l'ape car, provvisto ovviamente di trombe altoparlanti e due bandiere a sventolare sistemate sul cassone, e poi nelle ultime sei elezioni abbiamo sperimentato tutte le motorizzazioni possibili. Dal pullman prodiano, al treno di Rutelli, dalla nave berlusconiana allo scooter di Di Battista, per finire al mini bus elettrico di Enrico Letta. Sia chiaro, ogni volta nella scelta del mezzo di locomozione la necessità di far notizia, di alimentare la narrazione di una diversità valoriale rispetto agli avversari di turno, rimaneva prioritaria sull'opportunità di viaggiare comodi, semmai con lo staff al seguito, rispettando l'ambiente o semplicemente per contenere i costi degli spostamenti.

Niente di tutto questo, in verità. Sin dal primo esperimento, eravamo nel 1996 e Romano Prodi, punta di diamante di un vasto schieramento anti-berlusconiano, scelse di salire su di un autobus da 50 posti per girare, in lungo e largo l'Italia, non tanto per una scelta ecologica, quanto, per testimoniare la distanza culturale da Berlusconi: «Noi abbiamo macinato migliaia di chilometri in campagna elettorale, abbiamo conosciuto l'Italia che soffre, mentre la destra ha impostato tutto su una campagna a 26 pollici», precisò al Corsera Walter Veltroni, qualche giorno prima del voto.
Alle regionali del 2000 la campagna si sposta dalla terra verso il mare con la crociera azzurra lanciata proprio da Silvio Berlusconi. In questo caso è il leader di Forza Italia, che punta a conquistare il maggior numero di regioni possibili per sfrattare Massimo D'Alema da Palazzo Chigi, a noleggiare l'Excellent, nave della flotta Grimaldi, che poi farà scalo nei principali porti italiani.

Passa qualche mese, siamo alla vigilia delle elezioni politiche del 2001 e questa volta il centro-sinistra schiera come candidato premier Francesco Rutelli, dal 1993 sindaco di Roma per volontà diretta dei cittadini. A differenza del professore bolognese, Rutelli sceglie di far campagna salendo sul treno, per toccare «100 città, 25-30 di media grandezza, altre più piccole, per far conoscere le idee con le quali il nuovo Ulivo affronterà la contesa elettorale con il Cavaliere». Però, al di là delle buone intenzioni anche il viaggio sui binari nasceva da una discriminante di superiorità con l'avversario. «Il treno - spiegò Ermete Realacci - è mezzo versatile, che noi ambientalisti apprezziamo molto, ed è meno costoso di una campagna di affissione di quelle dimensioni». Il riferimento era diretto alla campagna di poster 6x3 voluta da Berlusconi nei mesi precedenti il voto e che furono affissi in tutte le grandi città italiane. Il pullman di Romano Prodi lasciò l'autorimessa per un nuovo breve tour in occasione delle elezioni politiche del 2006 per far posto poi, e siamo in anni più recenti, nel museo della propaganda su gomma, al camper «Adesso» con il Matteo Renzi provò a scalare prima il Partito Democratico e poi l'Italia.

Siamo nel 2013, il costo del carburante non era proprio proibitivo, eil sindaco di Firenze per toccare le città capoluogo con il suo mezzo si inventa pure una campagna di fundraising per raccogliere micro donazioni perle soste nelle stazioni di servizio. Il camper renziano era la scelta più coerente con la narrazione del giovane rottamatore, del politico che chiudeva un'epoca e puntava a stappare il futuro. E proprio contro Renzi, c'è il penultimo capitolo della campagna elettorale motorizzata. Lo scrive Alessandro Di Battista, enfant prodige del primo Movimento 5 Stelle che nell'estate del 2016 in sella al suo scooter Piaggio percorre appena 6.000 km per convincere gli italiani a votare contro il referendum confermativo voluto dall'allora premier Renzi dopo le riforme costituzionali. E siamo a oggi. Al minibus elettrico di Enrico Letta. Alla necessità di dirsi e professarsi per la transizione energetica senza se e senza ma. Alla necessità di rimanere coerenti con la battaglia ai combustili fossili. Una necessità però che non si sposa con le lunghe trasferte chilometriche di una campagna e che ha più volte costretto il segretario dem a scegliere: meglio la vecchia benzina che arrivare a piedi o in ritardo agli appuntamenti elettorali

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