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Grazie ai carabinieri che ci fanno ricordare quanto vale l'onestà nel lavoro

Mario Benedetto
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Nei secoli Fedele. All’insegna di questo motto, immutabile, l’Arma dei Carabinieri celebra oggi il suo anniversario numero 208. Occasione da ricordare, non solo per il valore che rappresenta questa ricorrenza per una forza armata così amata dagli italiani, ma anche per il modello che essa offre come istituzione, come «famiglia». Un modello di riferimento solido e valido per tutti, non solo militare, ma sociale.

Migliaia di uomini, donne, che in realtà celebrano tutti i giorni il loro lavoro come una missione, ricordando quella fedeltà giurata nel giorno in cui hanno vestito l’uniforme che tutti conosciamo. Fedeltà a un ideale, altruistico e solidaristico, del quale i tempi di crisi ci fanno riscoprire il valore. 

Una fedeltà riconosciuta dagli italiani che vedono in questa istituzione e nei suoi uomini una forza di «difesa», di tutela. Così l’immagine evocata da Collodi di quel Pinocchio tra i due carabinieri arriva sino ai giorni nostri, che vedono questi coraggiosi in divisa presenti dagli angoli più distanti del mondo a ogni via delle nostre città. Sino ai paesi più piccoli, dove la leggenda vuole che rappresentino tuttora le principali figure di riferimento, insieme a farmacista, sindaco e parroco. 

Una dimensione fiabesca spesso turbata dal confronto con una realtà in cui i reati si fanno fitti e diffusi, vanno dalla microcriminalità sino a quella cosiddetta organizzata, si ingegnerizzano e vanno a colpire spesso le fasce più deboli della popolazione.

Questo un altro messaggio prezioso della missione del carabiniere, da prendere ancora una volta a modello: la tutela dei deboli. Un tema caldo di queste ore in cui si discute finalmente, e auspicabilmente in modo fattivo, di «salario minimo»: non è forse il lavoro la prima risorsa e il primo simbolo di civiltà su cui costruire il domani? 

La risposta deve essere si. E deve partire proprio dal pensiero rivolto alla popolazione contrattualmente debole, nel senso letterale. Un diritto che, dalla costituzione, entri realmente nelle vite di tutti gli italiani. Sottolineiamo tutti, così come quello della convivenza civile e della sicurezza, cui carabinieri e forze armate dedicano il loro impegno. Anche oltre il previsto e il dovuto, tornando a temi contrattuali e sindacali. 

Segno – ed è qui che sta l’esempio per tutti – che la passione e la convinzione nel restare nei secoli fedeli a un’ideale consente di rispettarlo al di là di vincoli e obblighi che le giornate lavorative hanno sulla carta. Quando siamo avviliti dalle notizie che ci fanno pensare di essere il Paese dei «furbetti», che rifiutano di fare il loro dovere aggirando «l’invito» del cartellino (tra l’altro dovremmo anche iniziare chiamarli con il loro vero nome), ricordiamo di essere il Paese di quei milioni di onesti, che tirano avanti la carretta e ci consentono di essere il proprio l’Italia che siamo. Con qualche difficoltà, ma capace di reggere a fenomeni critici di portata storica. 

Purtroppo abbiamo a tratti politicizzato e «tribalizzato» anche il valore dell’onestà, che appartiene e deve appartenere a tutti. 

Grazie ai carabinieri, che ricordiamo oggi nel giorno della loro meritata celebrazione, insieme a quei tanti italiani che hanno a cuore la costruzione di un Paese libero e non di tribù assoggettate al «puzzo del compromesso morale».

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