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Falsa concorrenza, un piano di menzogne contro gli imprenditori balneari

Gianluigi Paragone
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Il partito unico dell’euro e dell’Europa, quello che va dalla Lega al Movimento passando ovviamente per il Pd, Forza Italia, Speranza, Renzi e compagnia varia, è riuscito nell’intento di mandare gambe all’aria il comparto della balneazione in nome della Concorrenza. Una specie di giochi senza frontiere organizzato da Draghi ai danni dei nostri piccoli imprenditori balneari, mandati sott’acqua per favorire attraverso gare europee multinazionali, grossi gruppi, grossi alberghi e magari qualche bel fondo speculativo. Mandati gambe all’aria su menzogne («Pagano solo le concessioni», non è vero visto che pagano tutte le tasse delle piccole imprenditori) e su incertezze normative come dimostra che il Tar Puglia, sede di Lecce, sta chiedendo alla Corte di Giustizia della Ue di dire una volta per tutte se la materia sia sotto la Bolkestein oppure no.

 

Il capolavoro del Partito unico dell’euro sarà quello di fregare alla piccola impresa italiana le coste e le spiagge, lavorate e migliorate da questi signori dalla pelle annerita dal sole e dalle mani ruvide di chi chi affronta il mare d’inverno. Ci sono anche imprenditori della balneazione con mani meno callose, è vero: significa che avranno dato lavoro ad altri. Fare impresa è anche questo. Eppure questo mondo fatto di spiagge, di ombrelloni, di sdraio e di lettini, di pedalò e bagnini, di cabine e campetti di beach volley e giochi per bambini, è stato raccontato in modo tale da creare sempre la solita invidia: sfruttano le nostre spiagge, hanno la Ferrari comprata col nero, si sentono i padroni delle coste e via dicendo. Onestamente tutte queste Ferrari nei garage dei balneari non le ho viste. Di contro ho visto i debiti con le banche, gli investimenti costanti e la disperazione per non trovare mai personale per la stagione.

 

Ci sono i furbi? Certo, sono dappertutto. Non lasciano spazio alla concorrenza? Falso! Intanto non basta avere uno spazio di spiaggia per fare accoglienza turistica: la tradizione dei nostri bagni è un racconto intriso di bellezza, sapori, genialità d’impresa e solarità (i mitici anni Sessanta hanno cantato le rotonde sul mare e tanto altro); in secondo luogo, il grosso della clientela è fatta di gente fidelizzata, che si prenota di anno in anno. Infine: come si fa ad andare a gara quando manca una mappatura delle coste libere? O se la Bolkestein vada applicata oppure no?

 

A me sembra insomma un dispetto verso una categoria e un regalo ai soliti grandi. In nome della concorrenza? Per carità... Un governo che paga ancora una montagna di soldi ai Benetton dopo quel che è successo o che tiene bloccate le concessioni autostradali a pochi amici o che ancora non libera il mercato delle acque minerali nelle mani di imprenditori che fanno cartello, ha bel poco da parlare e da espropriare in nome della concorrenza. A maggior ragione, poi, se questo sfregio ai balneari o ai taxisti (perché anche loro sono nel mirino del governo che evidentemente strizza l’occhio alle app multinazionali) viene inquadrato come passaggio obbligato al fine di prendere i soldi del Pnrr: sta’ a vedere ora che per avere la ripresa e la resilienza con i soldi dell’Europa bisogna svendere l’Italia e gli italiani Adesso è chiaro perché Soros è così innamorato di Mario Draghi.

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