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Tutti i "trumpati" del 2016

Marcello Veneziani
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Il 2016 può essere riassunto e ricordato in un verbo drastico che è un neologismo: trumpare. Il mondo è stato trumpato dalla vittoria del magnate americano, ha assunto un'altra piega, grazie a quella sconvolgente vittoria alle urne. Corrado Augias che è un po' il cerimoniere nostrano del politically correct ha scritto che il 2016 è stato funestato da tre T: terremoto, terrorismo e Trump. Addirittura, un voto libero e democratico paragonato a un catastrofe naturale e a una scia criminale di sangue e fanatismo. I primi trumpati, manco a dirlo, sono stati i Clinton e gli Obama, con immenso strascico di stampa, poteri e conformismo occidental-progressista. Ma trumpata è stata pure la Gran Bretagna della Brexit, l'Europa degli eurocrati sconfitta in molti casi dal voto nazional-popolare. Trumpata è la Merkel con gli avvisi di sfratto che ha ricevuto dal popolo tedesco, trumpato è Hollande, che ha gettato la spugna. Trumpare è però un verbo che si può applicare anche a alle svolte inattese e traumatiche del 2016 nostrano.  Il referendum ha trumpato il governo Renzi che sembrava vincente e sovrastante, la catastrofe del comune di Roma sta trumpando Grillo e i grillini, purtroppo coinvolgendo anche l'inerme Capitale. Berlusconi si è trumpato il cervello, e per salvare Mediaset è pronto a vendersi il centro-destra a Gentiloni. Fini è riuscito a scrivere un remake del suo fallimento, autotrumpandosi fino a darsi del coglione. Il paese sta trumpando i suoi leader con una velocità impressionante. Il malaffare sta trumpando mezza Italia, comuni, regioni, opere pubbliche, banche e amministrazioni statali, con inchieste che vanno dalla Lombardia alla Sicilia, a dimostrazione che la corruzione è il nostro stato fisiologico abituale e l'onestà è l'eccezione patologica. Infine il record assoluto di migranti mostra che questo paese si fa trumpare dalle invasioni e poi le chiama accoglienza. Un paese trumpato che si cura col sedativo Mattarella e col lassativo cattoumanitario.

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