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Brunello Rondi, un uomo del Rinascimento

A trent'anni dalla scomparsa il racconto appassionato del figlio. Storico sceneggiatore di Fellini, ricevette due nomination all'Oscar

Umberto Rondi
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Sono felice che in questi ultimi anni ci sia stata una riscoperta  della grandezza del lascito culturale e artistico  di mio padre Brunello. Scriverlo, oggi, nel giorno del trentesimo anniversario della sua morte è particolarmente significativo e fonte di consolazione e serenità pensando a quanto mio padre stesso ne sarebbe stato  contento dopo dimenticanze, ingiustizie e approssimazioni che non sono certo mancati, in particolare rispetto alla sua lunga ed eccezionale collaborazione e amicizia con Federico Fellini, il suo geniale e vampiresco sodale di tante meravigliose avventure artistiche e umane. Mio padre spaziò come un vero uomo del Rinascimento in tantissimi  campi artistici, intellettuali, espressivi. Fu poeta, sceneggiatore, regista di film e autore di drammi per il teatro;  filosofo, saggista musicale e critico d'arte, teorico del cinema con  libri pionieristici e reporter di viaggi avventurosi in terre lontane, docente al Centro Sperimentale di Cinematografia e documentarista . Nel cinema, ricevette due volte la Nomination all'Oscar come miglior sceneggiatore per la sua co-autorialità di copioni di  capolavori leggendari come ‘'La dolce vita'' e ‘' 8 ½'' di Federico Fellini. Roberto Rossellini, che gli fu presentato dal fratello di mio padre, Gian Luigi Rondi gli disse: ‘'Ti ringrazio molto: mi hai presentato un genio''. Da anni c'è, in svariati Paesi nel mondo una felice, feconda e importante riscoperta e valorizzazione del geniale lavoro di mio padre. Di recente il suo film da regista più importante ‘'Il demonio'' –che oggi in molti indicano come anticipatore –più colto, mistico e raffinato, però- dell'Esorcista'' di Friedkin, arrivato dieci anni dopo, è stato presentato al Lincoln Center di New York dopo essere stato riprogrammato alla Mostra di Cinema di Venezia e al Festival di Locarno. Enrico Ghezzi lo ha programmato su Rai Tre definendolo un capolavoro; anche un altro suo film, co-diretto da Polo Heusch, ‘'Una vita violenta'', dal libro di Pasolini,  ha trovato una nuova vita, uscendo dall'oblio e venendo proiettato ed editato in dvd. E' uscita una bellissima raccolta di saggi sulla sua opera complessiva dal titolo ‘'Il lungo respiro di Brunello Rondi'' (curato da Alberto Pezzotta e Stefania Parigi per le Edizioni Sabinae, 2010) lungo respiro, e fu proprio Fellini a definirlo così- perché anticipatore, dotato di un'ampia e riccissima gittata nel tempo e nello spazio della conoscenza. Con il suo film ‘'Valeria dentro e fuori'' con una straordinaria Barbar Bouchet, anticipò il tema, diventato dirompente pochi anni dopo, nel 1978, dell'istituzione manicomiale e della segregazione dei malati psichici. Con la sua racconta di versi ‘'Carta d'Europa'' sembrò profetizzare la nascita della di lì a poco sorta Comunità Europea.  O, da giovane, con i suoi saggio ‘'Il neorealismo italiano'' , ‘'Il cinema di Fellini'', ‘'Bartòk'', ‘'Il nuovo teatro''  anticipò interi filoni di studi dedicati  questi argomenti, e infatti si tratta di testi molto citati nelle bibliografie o nei corsi universitari in Italia e all'estero. Nel 2014 è uscito presso la ‘'University of Toronto Press'' il saggio, di Federico Pacchioni, dl titolo ‘'Inspiring Fellini' - Literary Collaborations behind the Scenes (‘Ispirando Fellini-Collaborazioni letterarie dietro le immagini.'') in cui si attribuisce la giusta importanza al grandioso, indispensabile ma anche spesso misconosciuto contributo che hanno dato  gli sceneggiatori a Felini  con bellissime parti dedicate a mio padre. L' ‘'Osservatore Romano'' gli ha dedicato, poco tempo fa, un ampio elzeviro incentrato sulle sue raccolte poetiche. Alcuni suoi film vengono proiettati in piccole e grandi rassegne in Italia e all'estero. E la lista potrebbe continuare a lungo. Basti pensare che su Internet  continuano ad uscire molti studi analitici sul suo lavoro. Rispetto ad un capitolo fondamentale della sua vita creativa ma anche umana, il rapporto con Federico Fellini, che durò circa quasi trentacinque anni, desidero qui dire che purtroppo, negli anni, tale relazione si guastò per via della rapacità vampiresca, sleale, furba e scorrettissima (citerò alcuni esempi documentati più avanti)che manifestò, con una certa frequenza Fellini; un veleno –tanto più pericoloso perché ammantato di un'irresistibile seduttività, e di un'affascinante simpatia. Fellini è stato, in numerose circostanze,  per i suo i collaboratori, e in modo specialissimo per il mio padre – il più ingenuo e io ritengo anche il più generoso e signorile di tutti-il parente umano, per così dire di quelle piante carnivore tanto affascinanti quanto subdole. Il Drosophyllum, temibile pianta carnivora, per esempio, leggo da https://www.deabyday.tv/  su internet ‘'emette un dolce profumo che attrae gli insetti intrappolandoli sulle sue lunghe foglie appiccicose.''. Mi sembra una metafora perfetta per questi lugubri aspetti felliniani. Del resto, mio padre fu in buona, anzi ottima compagnia. In un Paese, dove certi mostri sacri non si criticano mai come l'Italia devoto ai santini laici, agli intoccabili, tra cui appunto Fellini, peraltro sicuramente un autentico genio e una persona spesso spiritosa e divertente che fece morire dal ridere mio padre e che seppe avere, talora, anche momenti di  generosità nei suo confronti (per quanto del tutto imparagonabile a quella che ricevette da ‘'Brunellone'',  come lo lui chiamava che come scrisse Tullio Kezich, che definì mio padre ‘'sapientissimo''  nella rivista di studi felliniana ora defunta ‘'Amarcord'' gli fece anche da ghost writer, da ‘'negro'' come purtroppo si usa dire ancora in tante occasioni -in  cui venivano richiesti  articoli e pareri a Fellini sui più disparati argomenti e che il riminese non sapeva assolutamente affrontare anche perché al tempo stesso molto intelligente e molto ignorante. Mio padre nel suo saggio dedicato appunto a Fellini , peraltro colmo di stima e di affetto ma anche indipendente, scrive, per esempio, di ‘'Federicone'' ‘'Quei cinque libri al massimo che avrà letto per intero in tutta la sua vita''. E mio padre lo conosceva benissimo, intimamente,  tanto che Fellini stesso disse in un'intervista che aveva tre amici :''Nino Rota, Marcello Mastroianni e Brunello Rondi''. Fu proprio Fellini in ‘eccezionale intervista scritta da Oriana Fallaci, che certo non aveva prona soggezione dei ‘mostri sacri  ‘'Proust? Mah! Io sono molto ignorante... Che vergogna eh? Una sana, vasta, solida, coriacea ignoranza. Non so nulla di nulla. E il discorso non vale solo pei libri. Vale anche pei film (‘'Gli antipatici'', 1963). Dicevamo, in ottima compagnia anche se di fronte al Drosophyllum c'è poco da fare, credo. “Fellini era un genio, ma tendeva a comportarsi come  se tutto fosse suo, non il frutto di un lavoro comune''(Tullio Pinelli in ‘'Fellini raccontando di me'', di Costanzo Costantini,  Editori Riuniti); Suso Cecchi D'Amico: “Fellini mise a dura prova il fegato di Flaiano dichiarando sempre di non avere sceneggiatura e di andare sul set con in tasca un fogliettino grande quanto il biglietto dell'autobus sul quale nottetempo aveva segnato qualche appunto. Sfacciato. Le sceneggiature le aveva eccome…”(‘'Il Fatto Quotidiano'' articolo di Malcom Pagani, 20/7/ 2016 ); ‘'Mi ha trattato come fossi  una bottiglia di Coca-Cola, lui tira dalla cannuccia e aspira'';  Ennio Flaiano; ‘'Oltre a dirigere il film io voglio essere l'autore del soggetto e un collaboratore alla sceneggiatura. In questo caso è sciocco chiedersi chi sia l'autore del film. Sarebbe come chiedere a un poeta se l‘autore dei versi è lui oppure la carta e l'inchiostro che adopera''  (F. Fellini in intervista a Fellini di Mino Guerrini ‘'Il Mondo'' 1950)‘'Federico si è servito di sceneggiatori  (…) non di rado sopraffatti'' (Tullio Kezich  ‘'Fellini- Amarcord, 2007) La succitata Fallaci disse ,di Fellini :''Io gli volevo bene davvero a Federico Fellini. Dopo quel tragico incontro gliene voglio assai meno, ho anche smesso di dargli del tu. Lui può anche negarlo. Ma, come dice Jeanne Moreau un po' più in là, egli è un tale bugiardo che la menzogna diventa alla sua buona fede verità sacrosanta. Fellini secondo la Fallaci l'aveva trattata malissimo, in modo arrogante e vergognoso perché lei aveva osato criticarlo, che del resto proprio alla Fallaci aveva dichiarato: ‘'So bene che anche la critica negativa può essere costruttiva, ma la sola che capisco è quella materna, fatta di bacetti, di carezze, di paroline lusinghiere...''. Certo, non proprio l'approccio e lo stile, grazie a Dio, della Fallaci che ricostruisce e raccontare l'episodio avvenuto dopo l'uscita id un articolo non gradito all'ormai famosissimo regista: ‘'Ero al giornale quando telefonò e gridava tanto che tutti lo udirono quando mi ricordava che Fellini è un grande regista, un artista, un grandissimo artista, tirando fuori una voce che avrebbe fatto morire di spavento il gangster  che aveva fatto morire lui di spavento, insultandomi a morte mentre  immaginavo il suo piglio mussolinesco, la sua saliva che copriva come rugiada il telefono, il suo faccione sudato d'ira ed orrore per la blasfemia che avevo osato commettere. Tentai di girare con garbo gli insulti, di spiegargli quel che pensavo in quel momento di lui. Non mi udì, non mi udiva. E mentre tutti ridevano commentandone gli urli, dolcemente deposi il ricevitore''. (Gli antipatici, Rizzoli). Pervaso dai sensi di colpa Fellini richiamò  la Fallaci  con i suoi toni ben diversi: ‘'Tesorino, amorino, Orianina, bambina…'' Eh,  Fellini, il Drosophyllum, non si smentisce mai. Pasolini usò una metafora sempre legata alla terra, per descrivere queste parti limacciose e subdole di Federico Fellini che tutto il mondo si appresta a celebrare nel 2020 per il centenario della nascita –cosa sicuramente giusta-credo omettendo le varie parti in ombra di questo famoso regista. Pasolini scrive infatti: ‘'Fellini è una savana piena di sabbie mobili, per penetrare nella quale necessita o la guida nera della malafede o l'esploratore bianco della razionalità''. Anche io ho qualcosa e sicuramente di ben più importante e grave da raccontare. Parto dalla fine, e si tratta dell'episodio più doloroso. Fellini chiese a mio padre dei testi per ‘'Ginger e Fred'' , una piccola collaborazione rispetto  ai fasti del passato comunque io stesso  portai a Fellini decine di cartelle dattiloscritte che lui usò ma alla fine non citò né tantomeno ringraziò mio padre nei titoli di testa. Mio padre ci rimase malissimo. Come scrisse mio zio Gian Luigi Rondi, storico critico proprio de Il Tempo, parlando di mio padre: ‘'E l'hanno tradito tutti a cominciare da Fellini. Le idee che gli ha portato, e lui quasi a trattarlo da ‘'negro'', tenendolo tanto spesso nell'anonimato, egoista geloso    (Gian Luigi Rondi ‘'Le mie vite allo specchio. Diari 1947-97. Edizione Sabinae, 2016). Sempre zio Gian Luigi riporta che dopo questo misfatto Fellini telefonò a mio zio dicendogli ‘'Se sei cristiano, non dovresti portarmi rancore'' (stessa fonte) riferendosi a mio padre e alla citazione mancata, appunto, per ‘'Ginger e Fred,'' con mio zio che annota: ‘'A Federico non l'ho mai perdonata''. Nel 1978 esce ‘'Prova d'orchestra'', sceneggiato a quattro mani da Fellini e mio padre, straordinario musicologo e saggista. Chi coltiva correttezza e professionalità si sarebbe aspettato di leggere, nei titoli ‘'sceneggiatura di F.Fellini e B. Rondi'' ma il grandissimo artista ancora una volta non si era smentito. Fu il produttore del film e amico della mia famiglia, Leo Pescarolo a rivelarmelo, casualmente ‘'Sai, mi ha telefonato Federico chiedendomi di mettere Brunello come collaboratore alla sceneggiatura (non come più ‘'sceneggiatore'', cioè)  ‘'Egoista, geloso'', come, appunto, diceva zio Gian Luigi. E che dire del copione de ‘Il viaggio di Mastorna'', ‘'il film non realizzato più famoso della storia del cinema'' secondo Vicenzo Mollica? Solo che il il grandissimo artista lo depositò, e lo fece con delega depositare alla Siae solo con il suo nome ‘'di Federico Fellini''. Peccato che gli autori fossero anche Brunello Rondi, Dino Buzzati e Bernardino Zapponi. Come è stato successivamente dimostrato e come da anni risulta presso la stessa Siae. Il vampiro aveva colpito ancora ed è stato chi scrive a ristabilire giustizia e verità per tutti, Buzzati e Zapponi compresi. E per ‘'Fellini Satyricon'', anno del Signore 1968? Mio padre collaborò alla sceneggiatura, secondo contratto, ma poi venne accreditato solo come ‘'soggettista''. Mia madre Ludovica spinse mio padre, tante questa palese ingiustizia, a bloccare l'uscita del film,  anche su suggerimento  dell'avvocato Nicola Manfredi che aveva detestato questa prepotenza Ma alla fine mio padre cedette alle lusinghe, anche un pò ricattatorie di Fellini  il quale telefonò a  mio padre, il suo ‘'leale, preziosissimo collaboratore'' che aveva ‘'un cervellone che capisce tutto al volo'  come gli scrisse in alcune lettere o dediche - dicendogli  più o meno (mia madre se  lo  ricorda benissimo )‘'dai, Brunellone, lascia perdere, faremo tanti altri film insieme''. Il Drosophyllum era entrato di nuovo in azione. Anche per  i celeberrimi ‘'La dolce vita'' e ‘'Otto e mezzo'' ci furono delle vistose ingiustizie visto che, come risulta da numerosi documenti e lettere dello stesso Fellini mio padre lavorò da subito al soggetto di questi due film ma venne poi accreditato solo per la sceneggiatura. E questo non sono in grado di dirlo se per responsabilità di Fellini, del produttore, o di entrambi. Del resto mia madre ricorda i primi affascinanti e quasi leggiadri furti perpetrati da Fellini a mio padre quando entrambi andavano come di consueto a fare lunghi giri in macchina fuori Roma per parlare di film da farsi e dopo che mio padre gli aveva dato delle idee bellissime la mattina dopo, mia madre, oggi, se lo ricorda ancora, Fellini chiamava dicendo come se niente fosse ‘'Sai ,Brunellone, ho avuto queste idee qui, che ne pensi..?'' Ed erano proprio le idee dategli la sera prima d mio padre! All'epoca Brunellone ci sorrideva ma, col tempo, sempre di meno. Ultima gravissima ingiustizia, è  molto recente. La neonata casa editrice Sem-Società Editrice Milanese pubblica, nel 2017, attribuendolo incautamente un dattiloscritto ‘'Olimpo-i Miti greci'' rinvenuto negli archivi della ex-fondazione Fellini ora gestita dal Comune di Rimini-dalla ricercatrice Rosita Copioli –che si accorge subito che non si tratta dello stile di Fellini, e mi dice lei stessa al telefono ‘'Sa che avevo pensato che potesse essere opera di suo padre?''. La Sem con un grande lancio presenta così questo prezioso reperto inedito :''Fellini ripercorre gli archetipi della nostra immaginazione - suo tratto artistico distintivo e magistrale - con la libertà fantastica e l'intelligenza critica del grande romanziere, onirico e pungente. L'invenzione inesauribile, la capacità unica di sorprendere propria di Fellini sfida qui l'impossibile, sceneggiando in un'opera totale di sensi, suoni, visioni e movimenti la metamorfosi incessante delle forme, propria della realtà come del sogno. Concepito come soggetto e trattamento cinematografico, ma anche come narrazione "guida" per una serie televisiva, l''Olimpo'' fu elaborato dal Maestro dopo La città delle donne. Il film però non fu mai realizzato, né per il cinema, né per la televisione, e oggi rimane solo come testo scritto. Un inatteso capolavoro che testimonia, una volta di più, il genio inimitabile di Federico Fellini.'' Tutti si accorgono immediatamente che non si tratta dello stile di Fellini, tra cui alcuni degli amici e collaboratori più stretti di Fellini: “I curatori avrebbero dovuto lasciarsi insospettire dallo stile: il lessico, la sintassi, la costruzione della frase, e infine certe affermazioni fuori registro che Fellini non avrebbe mai pronunciate, come sa bene chiunque abbia avuto con lui anche soltanto una conoscenza superficiale”  ( Gianfranco Angelucci, un amico  e collaboratore di Fellini già direttore della Fondazione Fellini in ‘'Articolo 21'', del 16 aprile 2017, che indicherà Brunello Rondi come uno dei probabili, reali autori o coautori di ‘'Olimpo'')  Un giornale romagnolo esce con vari servizi del giornalista d'inchiesta David Brullo. I titoli sono eloquenti : ‘'E se quello non fosse un Fellini'' e ‘'L'inedito: e se fosse di Brunello Rondi''? Io  sento di poter dire con assoluta certezza che si tratta di un' opera, interamente o quasi interamente (Fellini gli avrò dar qualche input di massima, a dire tanto) di mio padre. Lo stile è assolutamente inconfondibile –come ha scritto il critico Alberto Pezzotta su ‘'Film Tv: ‘'direi proprio che sono farina del sacco di Brunello Rondi, verosimilmente l' estensore materiale del testo(…). Non solo è il suo stile, mia madre ed io ci ricordiamo con assoluta sicurezza che ci lavorò, abbiamo anche rinvenuto il libro che gli fu da memoria filologica, il celebre ‘' I miti greci'', di Robert Graves e, dettagli o non esattamente trascurabile sul dattiloscritto ritrovato ci sono, a penna- la ‘'Grinta'' blu che usava sempre-molte correzioni,  ortografiche o piccole aggiunte che fece, appunto, sul suo testo  (è evidente che se fosse stato contattato da Fellini per correggere o ampliare un suo scritto non avrebbe fatto qua e là semplici correzioni ortografiche o poche parole aggiunte ai lati del testo lui gli dava decine, centinaia di cartelle per i suoi film! Naturalmente, cosa molti anni dopo, quale dicitura è stata rinvenuta sul frontespizio del dattiloscritto? Come per ‘'Il viaggio di Mastorna''? , di Federico Fellini, è ovvio. Scrive Alberto Pezzotta nel suo saggio ‘'Brunellone e Federico''(nel già citato ‘'Il lungo respiro'' di Brunello Rondi''):“Forse nessun collaboratore ha seguito Federico Fellini in un arco di tempo così lungo come Brunello Rondi. Eppure la sua figura è rimasta nell'ombra, ed è stata trascurata, sottovalutata o addirittura rimossa da quasi tutti gli studiosi felliniani”. Con assurda e amara ironia fu proprio Fellini ad esortare il suo biografo Tullio Kezich a mettere più luce, nella nuova edizione della biografia di Fellini, la figura di mio padre scrivendogli ( missiva  poi pubblicata nel volume  ‘'N'demo al cinema'' , Lindau, 1998) dello stesso Kezich  ‘'Caro Tullietto..cerca di mettere più in risalto la figura di Brunellone che è proprio un bravo amico, ricco di idee, leale, entusiasta''. Il Drosophyllum…come spesso si manifestava Federico Fellini  si era mutato nel ‘'Crocodilus porosus''; secondo la Treccani ‘'il più grande Crocodilide vivente''. Mio padre nel testamento (datato 1979, vent' anni prima della morte) si dichiara, e si conferma, credente nel cristianesimo cattolico e fa riferimento a ‘'Cristo, luce eterna''. E finisce scrivendo ‘'Voglio bene a tutti''.  Uno stupendo proposito cristiano, totalmente da condividere. Naturalmente, si può voler bene anche alla luce della correzione fraterna che è, infatti, per la Chiesa Cattolica, una delle sette opere di misericordia. Proprio ispirandoci a nostro Signore Gesù Cristo che disse: ‘'Dio non è dei morti, ma dei viventi'' permettetemi allora di dire,  idealmente- a tutti coloro che lavorano con grandi o grandissimi artisti o scrittori o in qualsiasi campo professionale e subiscono ingiustizie, soprusi, sopraffazioni : denunciatele, e che la vostra bontà e signorilità d'animo non consenta all'arrogante ego altrui-come quello di Fellini, per intenderci, anche se, nel suo caso,  sapientemente occultato –di sopraffarvi, di sfruttarvi se non addirittura di schiacciarvi. Su costoro rimarrà tutta l'ingiustizia a ma voi  l'amarezza  di non essere stati prudenti come serpenti  e non solo candidi come colombe, sempre per citare il santo vangelo.  E mia intenzione lanciare, in tutto il mondo, nel 2020 l'hashtag ‘'with me too'', ‘'anche con me'', e cioè ci ho lavorato anche io parafrasando il noto movimento che ha denunciato i molestatori sessuali, oppure ‘oppure  ‘'it's mine'' ‘'è mio'' affinché sorga un movimento internazionale di scrittori, artisti e di qualunque altra categoria i cui talenti vengono sopraffatti da personalità più in vista e più potenti di loro. Lo farò  a cominciare proprio dalla storia, per altri aspetti magnifica di mio padre e Fellini due geni, di cui però uno era spesso anche un vampiro. ‘'With me too'': si parte. Oggi, però, andrò a ricordarlo e a pregare per lui in un luogo dove avvenne un incontro indimenticabile, per mio padre e me: quando, nel 1982, incontrammo madre Teresa di Calcutta, a Roma, a san Gregorio al Celio. Mio padre realizzò un film per la Rai su di lei: ‘"La Voce - infanzia e giovinezza di Madre Teresa di Calcutta''. Lei, la donna minuta, la persona immensa che tutti conosciamo. Fu vera e perdurante gioia.

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