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Terremoto ad Amatrice, si indaga sui "furbetti" della residenza

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Nel mirino della procura una quindicina di persone che hanno presentato la richiesta di cambio. Potrebbero averlo fatto per usufruire dei fondi stanziati per il post-sisma

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AMATRICE (RIETI) Chi non prova un sussulto quando vede una bolletta della luce nella cassetta della posta? Accade sempre. Chi ha la coscienza pulita paga, tra le mille difficoltà che comporta far quadrare un bilancio familiare. Chi invece sta tentando di diventare un «amatriciano dell'ultima ora», ha speso pochissimo per saldare il conto dell'energia elettrica consumata in casa. Adesso però, queste persone rischiano di trovarsi in un aula del tribunale. Stiamo parlando di un fenomeno che già da diverse settimane si verifica in quel di Amatrice. Sono in molti infatti a voler spostare la residenza proprio nelle zone colpite dal terremoto. Li chiamano «amatriciani dell'ultima ora». Spesso non si tratta di persone che, in un momento di empatia, vogliono avvicinarsi fisicamente alle popolazioni colpite dal sisma. Ma di «furbetti» che cercano di godere dei fondi stanziati dallo Stato per il terremoto. Ma non basta spostare la propria residenza in quella seconda casa frequentata solo d'estate o a ridosso della «festa dell'amatriciana». Perché proprio dalle bollette dell'energia elettrica e delle altre utenze, gli inquirenti distinguono chi realmente abitava nel paese raso al suolo, da chi invece, tra quelle bellezze, trascorreva solo qualche settimana. Sono circa una settantina le persone che hanno tentato di ottenere la residenza. Di queste però, oltre 50 hanno cambiato idea quando la procura di Rieti ha iniziato a indagare. Al momento infatti, sul tavolo del procuratore Giuseppe Saieva ci sono 15 denunce. Altrettanti casi di persone che desiderano ardentemente trasferire la propria residenza tra le macerie di una città distrutta dal quel sisma che, il 24 agosto scorso, ha messo in ginocchio un popolo orgoglioso delle proprie radici. Ma attenzione. Non tutti quelli che vogliono trasferirsi ad Amatrice sono dei «furbetti». Qualcuno ha esigenze reali. «Mia madre è rimasta da sola dopo il terremoto – ha raccontato una donna agli inquirenti – è anziana. La sua casa ha retto ed è agibile, ma a lei occorre assistenza, adesso più di prima». E ancora: «Non mi resta altro da fare che starle vicino. Quindi ho chiesto di spostare la mia residenza a casa di mia madre». Occorre distinguere chi ha necessità di trasferirsi ad Amatrice, da chi, al pari degli sciacalli, intende appropriarsi dei fondi destinati a quanti hanno perso tutto quando quel tuono proveniente dal sottosuolo ha preceduto la scossa durata circa due minuti, 120 secondi di terrore. 120 secondi bastati per strappare la vita a circa 300 persone. 120 secondi dopo i quali sono rimasti solo macerie, detriti e resti di esistenze. È incredibile, ma esiste chi continua a speculare sulla tragedia, sulla morte. Come quegli sciacalli che, dopo aver visto la terra tremare, sono saliti in macchina e hanno guidato fino alle porte dei comuni devastati dal sisma per sottrarre oggetti lasciati in fretta da chi fuggiva, o da chi era rimasto sepolto sotto le macerie. C'è anche chi si affretta a fare rilevamenti nonostante il suo curriculum non lo qualifichi come un esperto, nonostante quelle vicinanze a imprese in odor di mafia. C'è chi vende sistemi antisismici e chi propina sistemi di rilevazioni dei terremoti. Sono in molti a voler speculare sul terrore, sulla paura. Perché la paura, in tutto il centro Italia, è molta. Come dimostrano i diversi comunicati del «Comitato Scuole Sicure». Oggi l'associazione ha indetto un'assemblea pubblica. L'obiettivo è quello di capire se i bambini e i ragazzi corrono qualche pericolo quando entrano in classe. «Dopo il tragico terremoto del 24 agosto – scrive in una nota il Comitato – tutti noi genitori abbiamo guardato la scuola Capranica di Amatrice crollata, con occhi increduli, ossessionati dall'idea che pochi giorni dopo sarebbero dovute riprendere le attività scolastiche nei tanti, troppi, edifici vulnerabili di Rieti e provincia». Il gruppo, nato da un'iniziativa di mamme e papà, ha «raccolto e studiato tantissima documentazione, molta è reperibile in rete ma pochissima è stata fornita dalla pubblica amministrazione». Da qui la polemica: «Per questo oggi siamo stati costretti a procedere con la diffida a Sindaco e Presidente della Provincia di Rieti per non essersi nemmeno degnati di rispondere alla nostra richiesta di accesso agli atti del 15 settembre». Nel silenzio delle istituzioni la paura cresce. «È sotto gli occhi di tutti – continua la nota - la sottovalutazione dello stato di vulnerabilità delle strutture scolastiche (e non solo) e di un territorio come il nostro ad alta pericolosità sismica». L'obiettivo del Comitato Scuole Sicure è uno solo: «Chiediamo per tutte le scuole certificate ad alto rischio, soluzioni alternative che vanno da strutture esistenti e verificate antisismiche a strutture provvisorie quali moduli prefabbricati, passando anche per i doppi turni dove praticabile in accordo con i genitori». Insomma, le mamme e i papà dei ragazzi e dei bambini che frequentano le scuole nei paesi colpiti dal sisma vogliono solo sapere se i loro figli sono al sicuro negli edifici scolastici. Anche di questo si parlerà oggi, alle 17,30, al Parco di via Liberato Di Benedetto, a Rieti, «con autorevoli interventi di geologi e ingegneri che proveranno a chiarire alcuni aspetti scientifici dei fenomeni in atto».

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