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"Il vino? In Italia c'è ancora troppa ignoranza"

Paolo Zappitelli
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Ignoranza. Su tutto quello che riguarda il mondo del vino oggi nel nostro Paese c'è ancora tanta ignoranza». Franco Maria Ricci è il presidente della Fondazione Italiana Sommelier e da quasi 30 anni organizza corsi, eventi e degustazioni proprio per far scoprire un mondo che è ancora sconosciuto ai più. Nonostante ovunque si parli di vino. «Se mettiamo insieme tutti quelli che si occupano di questo settore, compresi anche gli appassionati, non arriviamo neppure a mezzo milione di persone - racconta - Può essere sufficiente in un Paese di quasi 60 milioni di abitanti?». Eppure il vino muove una bella fetta della nostra economia, tra vendite dirette e quello che viene consumato in locali e ristoranti. Di chi è la colpa di tanta ignoranza? «Dei governi, della scuola. Non è possibile che, ad esempio, negli istituti alberghieri non ci sia un corso specifico sul vino. Abbiamo insistito, scritto, ma sembra di parlare al vuoto». Però voi siete stati i promotori di un progetto di legge per un corso sul vino anche nei licei. Non è un po' pericoloso? «Assolutamente no. L'alcol fa male e su questo siamo tutti d'accordo. Ma anche gli spaghetti fanno male se ne mangi troppi. Il problema è l'esagerazione. E la mancanza di conoscenza. Nessuno si "sballa" con un vino di qualità, con un Sassicaia. Ma con una bottiglia da due euro sì. Per questo dobbiamo insegnare che il vino è cultura, come il Colosseo, come la letteratura, come l'architettura. Non c'è differenza. E bisogna iniziare dai ragazzi». Quello che dà più fastidio è l'«ignoranza» che si trova nei ristoranti: carte dei vini sbagliate, camerieri che non sanno quello che versano, bicchieri improbabili... «Chiaro che la colpa maggiore sta lì. Ma è proprio perché la maggior parte "ignora" tutto quello che riguarda quel mondo, non hanno mai avuto una formazione. E poi sbagliano anche sui ricarichi. Non è possibile un rincaro del mille per cento, non c'è alcun motivo che lo giustifichi». A Roma c'è anche il problema dei vini del Lazio. Nella maggior parte dei ristoranti ce ne sono pochissimi in carta. Cosa che non avviene in altre Regioni. «È un'altra delle nostre battaglie. Abbiamo chiesto a tutti i Governatori di promuovere i prodotti delle nostre cantine senza mai avere risposte. Abbiamo solo trovato una grettezza unica. Faccio un esempio: l'enoteca regionale del Lazio è praticamente un bar. In Emilia Romagna, che non è certo la regione con il patrimonio vinicolo più importante, sta in un castello. In Piemonte ce ne sono 3, in Friuli Venezia Giulia 2. Ma ci rendiamo conto?». Però non può esere colpa solo della politica. «No, certo, anche i ristoranti fanno la loro parte. Noi come Fondazione abbiamo segnalato 9,10 aziende di alta qualità. Ma evidentemente c'è ancora da lavorare molto». Sabato presentate la vostra Guida Duemilavini, interamente online. Una «chicca» di quest'anno? «I vini della Sicilia stanno crescendo sempre di più in qualità. Quelli dell'Etna mi fanno venire i brividi, mi emozionano».

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