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di Ettore Gotti Tedeschi Il titolo del libro di Maurizio Sacconi ?Ai liberi e forti?, edito dea Mondadori, ci ricorda l'autore, riprende l'appello (ai ?liberi e forti?) di don Luigi Sturzo a cooperare ai fini superiori della Pat

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Dettoappello appare attuale proprio nel bel mezzo di una crisi economico-finanziaria che potrebbe sconvolgere la società del nostro vecchio mondo occidentale, cui teniamo molto grazie alla sua storia ad alle sue radici cristiane, di cui andiamo più che fieri, perchè rappresentano il vantaggio competitivo su cui ricostruire il ruolo della nostra civiltà. Il libro è una sintesi su cosa è necessario saper valorizzare, in senso cristiano, in politica, nell'economia, nel lavoro, nella società. Esso indica vie di restaurazione della società, sul modello di san Benedetto, in modo e con mezzi naturali, senza rivoluzionare le leggi naturali, ma solo valorizzandole nella loro essenza. Restaurare, oggi, a seguito delle crisi che viviamo, significa recuperare i fondamentali della vita della persona e della economia stessa, intesa quale strumento a servizio dell'uomo. Se dovessi tradurlo in una espressione tecnica, direi che questo è un invito ad una logica “austerità” socio-economica al fine di assorbire gli “eccessi“ ed errori fatti nel recente passato. Il libro è strutturato in tre parti logiche: -da dove veniamo e che caratteri abbiamo. - dove siamo, e perchè. –dove vogliamo e dobbiamo andare. Se non fosse che il paragone può apparire inadeguato e persino irriverente , si potrebbe dire che Sacconi ha voluto seguire parte della struttura (di fatto) dell'Enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate (-Quale è la nostra natura. -Cosa avremmo dovuto fare ad invece abbiamo negato. - In quale situazione ci siamo messi. - Cosa dovremmo fare.) Mi limito ad alcune interpretazioni personali su alcuni punti di ciò che Sacconi scrive, considerando solo due capitoli: dove siamo e dove dovremmo andare, prescindendo da ogni riferimento di carattere politico. Per spiegare “dove siamo” Sacconi coglie e lamenta la logica perversa del rifiuto della famiglia, della natalità e della crescita economica consumistica e per indebitamento. Quella che ha indebolito e sconvolto il valore della persona e della società, barattandola con una crescita falsa e non integrale dell'uomo, trattato da “animale intelligente” da soddisfare materialmente, dimenticando che è fatto di spirito oltrechè di carne. Nel “dove andare“ Sacconi intuisce bene il ruolo della cultura che si fonda su valori che nascono dalla valutazione di cosa è bene e male. Riconoscendo con chiarezza l'importanza unica delle radici cristiane e della Chiesa nella costruzione di quei valori che sono la forza di un popolo. Valori che gli permettono di non volersi mai privare della vera libertà, responsabile e ragionevole, secondo la visione di Benedetto XVI. Ciò implica il ruolo sussidiario dello stato verso la persona e la necessità conseguente di liberarsi dall' opprimente stato assistenziale che svilisce l'individuo privandolo della necessaria autonomia e attitudine a prendere il rischio di badare a sè stesso. E qui Sacconi esalta il ruolo della famiglia, motore di crescita economica e fonte di educazione ai valori sociali più alti, unici per la società intera. Sacconi lascia chiaramente intendere che detti valori sono ben più realizzati ed esaltati se sono creduti, se cioè c'è convincimento della loro importanza . Non solo perciò un vago senso di supposta responsabilità nell'apprezzarli opportunisticamente, ma soprattutto nel promuoverli con le strutture essenziali, quali appunto la famiglia. E far si che ciò accada è anche compito della politica. Fatta da politici che hanno convincimento della loro responsabilità di fronte alla storia.

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