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di ANTONIO ANGELI Una lunga giornata di lavoro contrassegnata da due pasti frugali, ma dopo, verso le quattro del pomeriggio, gli antichi pompeiani si lavavano con acqua profumata e si incontravano con amici e amiche per una lunga cena.

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All'epocadell'impero romano, una cinquantina d'anni dopo la nascita di Cristo, si viveva così: tra lussi e incredibili disparità sociali. Quest'epoca ci viene testimoniata in modo completo dalle ricerche archeologiche a Pompei ed Ercolano. Proprio oggi si apre a Parigi una grande mostra che illustra e celebra la vita ai tempi dell'Antica Roma: «Pompei, arte di vivere» è la grande esposizione allestita al bel Museo Maillol di Parigi, che si inaugura proprio oggi, con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei. Il percorso espositivo della mostra riproduce, in modo suggestivo, l'interno di una vera «domus» pompeiana: ci sono l'atrio, il portico, il «triclinium», cioè la sala da pranzo, la cucina, le stanze da letto e poi i bagni (i romani non conoscevano il sapone, ma erano molto puliti), terme private, il tutto decorato con affreschi e mosaici e arredato con circa 200 oggetti, provenienti dalle aree archeologiche. In esposizione ci sono lampade, vasellame in bronzo, gioielli, statue. In molti di questi oggetti il riferimento sessuale è esplicito. Per la direttrice del museo, Patrizia Nitti: «è sorprendente la modernità della civiltà romana, marchio e memoria imprescindibile della cultura occidentale». «Visitando Pompei si è portati a pensare che gli antichi fossero come noi: per certi aspetti, in particolare la vita quotidiana, lo erano, ma per certi altri, come la presenza della schiavitù, non lo erano affatto», spiega Stefano de Caro, direttore generale onorario del Patrimonio archeologico e docente all'Università Federico II di Napoli, tra i curatori della mostra assieme a Valeria Sampaolo, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e Antonio Varone, direttore degli scavi di Pompei. Le piccole case di Pompei sono raffinate e «moderne», dotate di acqua corrente e di giardino, al loro interno si svolgeva un'intensa vita culturale e incontri senza problemi. La vita sessuale, ai tempi, era molto disinibita. «Il sesso - osserva Antonio Varone - era molto praticato a Pompei come testimoniato dagli affreschi e dai vari oggetti raffiguranti le posizioni dell'amore o forme falliche. Non era considerato un peccato, non c'erano ragioni morali per non farlo. Gli unici divieti erano sociali: era proibita, per esempio, l'omosessualità con minorenni romani». «I romani mangiavano come noi - aggiunge de Caro - Tre erano i pasti principali: una colazione a base di pane e formaggio, un pranzo leggero con pane, carne fredda, frutta e vino e una cena molto abbondante che però cominciava alle tre o alle quattro del pomeriggio e continuava fino a sera». «La cena era il pasto principale dei romani - prosegue ancora il curatore - ed era anche lavoro, il momento in cui si invitavano le persone importanti per la vita sociale. Prima di sedersi a tavola i commensali si lavavano le mani con acqua profumata e poi mangiavano distesi sul triclinio. Il loro vino era allungato con l'acqua di mare». La mostra parigina prosegue fino al 12 febbraio. Secondo i curatori «Pompei è un punto di riferimento, sia come momento perfettamente collocabile nella storia, conservato intatto grazie alle ceneri dell'eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo, sia come termine di paragone culturale rispetto a tutte le altre scoperte nell'ambito dell'antichità romana». E intanto gli archeologi di Pompei, Ercolano e Oplontis attendono i 105 milioni di euro stanziati dal Consiglio Superiore per i Beni Culturali destinati al recupero delle aree.

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