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Ha rifiutato «Bastardi senza gloria» di Quentin Tarantino, ma ha accettato un ruolo molto distante dai suoi soliti personaggi nei film d'azione o nelle commedie che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.

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Ilfilm «Vento di primavera» (La Rafle) di Rose Bosch, da giovedì distribuito nelle sale da Videa. Reno che vive a New York è in questi giorni a Parigi per presentare il film e anticipare la sua prossima interpretazione nei panni di Rasputin. Vissuto in Marocco, l'attore compirà 63 anni il prossimo 30 luglio e ha un figlio di appena 18 mesi. Ma perché Reno ha rifiutato di fare il film di Tarantino che pure rievocava il dramma dell'Olocausto? «Mi sembrava che quel film fosse troppo surrealistico, dovevo fare la parte di un francese che all'inizio della pellicola tenta di mettere in salvo le sue due figlie - ha spiegato l'attore -. Stavolta invece ho voluto fare una parte di cui poter andare davvero fiero, anche nei confronti dei miei figli, in una storia che rievoca davvero la memoria dell'Olocausto». Reno interpreta infatti un uomo straordinario, capace di «accompagnare i bambini verso il loro terribile percorso di dolore. Il film racconta una storia, purtroppo, vera, documentata dove c'è solo una piccola parte di fiction ed è stato proprio questo il motivo principale che mi ha spinto ad accettare la sceneggiatura. Naturalmente conoscevo la storia della Rafle du Velodrome d'hiver, ma ero assolutamente ignaro del fatto che in quel drammatico rallestramento fossero coinvolti anche tanti bambini, alcuni piccolissimi, che non sapevano parlare e a malapena camminavano. È una storia che non può non toccarti. Non sono ebreo, sono cresciuto a Casablanca tra musulmani, cattolici ed ebrei. Ricordo che molti bambini con i quali giocavo avevano perso i loro genitori nello sterminio nazista». L'attore è davvero convinto che questo ruolo ha segnato una svolta significativa nella sua carriera: «Rivedendo il mio personaggio e tutto il film mi sono commosso. Ma non mi sento in grado di giudicare, non saprei dire come mi sarei io comportato in quelle situazioni estreme. Occorre viverle per saperlo con certezza. Ed è certo che non tutti i francesi hanno collaborato con i tedeschi, c'è anche chi ha rischiato la propria vita per aiutare gli ebrei. E questo film non li accusa, racconta le vicende di un'epoca tragica. Oggi per fortuna non esistono progetti di genocidio sistematico, la persecuzione dei rom di cui si parla è una cosa molto diversa, non si possono fare paragoni, gli ebrei erano davvero perseguitati. D'altra parte, la mia opinione non conta poi molto, ma è certo che durante le riprese del film abbiamo tutti pagato un prezzo emotivo molto forte». Adesso l'attore si prepara ad un ruolo molto diverso da questo grande medico capace di condividere il dolore degli ebrei segregati nei campi di concentramento. Però sarà sempre la stessa regista, Rose Bosch, a dirigerlo anche nei panni di Rasputin. «Quello di Rasputin sarà un viaggio cinematografico totalmente diverso: era un personaggio affascinante che conquistava le donne pur non avendo una lira in tasca. Ma soprattutto possedeva due grandi doni: curare le persone e a volte leggere il futuro. Amava follemente le donne, e non ha mai ucciso nessuno nella sua vita avventurosa». Dall'attore, ritenuto da molti un sex symbol, anche una sua breve riflessione sui sentimenti: Nei rapporti non ho mai mentito, se una donna mi piace mi dichiaro apertamente, vivere nella verità è il modo migliore per vivere l'amore, che duri a lungo o sia breve, l'importante è essere onesti». Din. Dis.

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