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di ANTONIO ANGELI «Signori, la sala è strapiena, non può entrare più nessuno»: la voce del responsabile della sicurezza dell'Auditorium risuona gentile e ferma nel lungo corridoio, affollatissimo, che porta al Teatro Studio.

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Nellaseconda pagina del programma della giornata due righette nella sezione «Eventi Speciali» avvisavano: ore 12,30 incontro con Ennio Morricone in occasione della presentazione del libro «Ennio Morricone. Lontano dai sogni. Conversazione con Antonio Monda» - Teatro Studio, ingresso libero fino ad esaurimento posti. Quelle due righette le hanno lette in molti. Molti di più di quelli che la bella sala poteva accogliere. Ben prima di mezzogiorno, nonostante il tempaccio da lupi, davanti all'ingresso del Teatro Studio c'era una folla oceanica. Tante persone. Ordinate e silenziose, ma molte di più dei 350 posti disponibili. In fila ci sono famiglie con bambini, anziani, ragazze e anche qualche «fricchettone» che ti aspetteresti di incontrare più ad un concerto di Vasco Rossi. Lui, il grande Ennio, autore di un'infinità di pezzi memorabili, è un «partito trasversale». Piace a grandi e piccoli, a sinistra, a destra e anche sopra e sotto. E infatti il Teatro Studio improvvisamente diventa piccolo piccolo e, appena si aprono le porte, è subito pieno. Non c'entra più nessuno, ma fuori dalla sala c'è ancora tantissima gente. Gli addetti alla sicurezza fermano il flusso. Arrivano fotografi e giornalisti. Naturalmente non c'è posto nemmeno per loro. Si fa avanti una signora che ai gentili ragazzoni in completo nero della sicurezza dice: «Entro, resto in piedi». La risposta: «Signora non c'è posto neanche in piedi». La folla si disperde, un signore brontola: «Potevano contare quanti ne entravano... almeno non stavamo un'ora e mezza in piedi». I fortunati che, a prezzo di una lunga attesa, sono riusciti a conquistare un posto, escono soddisfattissimi. «Morricone ha raccontato - dice una ragazza - di una volta che il cognato si è alzato durante la prima proiezione di un film di Leone. E Leone ha voluto tagliare quella scena, ha pensato che fosse noiosa». Quelli rimasti fuori ascoltano estasiati.

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