Flotilla, intervista al ministro israeliano Chikli: “Legame comprovato con Hamas. L'Italia? Un nostro alleato”
La pace in Medio Oriente sembra davvero possibile dopo l’incontro avvenuto lunedì in America tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu: è stato pubblicato il piano del presidente americano in 20 punti per porre fine al conflitto di Gaza. Un piano accettato con favore dal premier israeliano: «Ora il mondo intero, compreso il mondo arabo e musulmano, sta facendo pressione su Hamas affinché accetti le condizioni che abbiamo posto insieme a Trump», ha detto aggiunto elencando due delle condizioni del piano, ovvero rilasciare tutti i rapiti, sia vivi che morti, mentre l'Idf rimane nella maggior parte della Striscia di Gaza. A parlarne in un’intervista esclusiva con noi è Amichai Chikli, Ministro degli affari della diaspora di Israele.
Quanto è stato importante l’incontro tra Netanyahu e Trump, non solo per Israele ma anche per la stabilità complessiva del Medio Oriente?
«L’incontro con Trump è molto importante. L’accordo che è stato redatto è altamente complesso e deve essere studiato a fondo. Contiene elementi cruciali, in primo luogo la restituzione degli ostaggi e la rimozione di Hamas dal potere, ma anche aspetti che assomigliano fin troppo alle fallimentari avventure di Oslo».
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La tensione in Israele è molto alta, anche perché è in arrivo la Flotilla. La considerate una minaccia?
«Noi abbiamo discusso di possibili legami tra le navi e Hamas. Israele non è in tensione per l’arrivo della flottiglia e, in realtà, la questione non è al centro dell’agenda pubblica. I legami tra la flottiglia e Hamas non sono una questione di opinioni ma un fatto provato: abbiamo pubblicato un intero rapporto sull’argomento».
Che tipo di partner è l’Italia per Israele oggi? Qui in Italia gli episodi di antisemitismo si stanno moltiplicando, soprattutto alla vigilia del 7 ottobre. C’è chi attribuisce la colpa a Israele invece che ad Hamas per quanto accade.
«L’Italia è un alleato molto importante per Israele. In Italia abbiamo veri amici come Matteo Salvini, un uomo che comprende profondamente il pericolo dell’islam radicale e l’essenza della guerra, come ha detto in un’intervista nel settembre 2025, quando ha affermato che Israele sta combattendo per “vita, libertà e democrazia”. Salvini è l’Abascal e il Milei italiani nella difesa dei valori della libertà e nella lotta contro il fanatismo islamico e l’antisemitismo. La premier Giorgia Meloni è stata in passato una voce conservatrice importante, ma nella guerra contro il terrorismo jihadista di Hamas la sua posizione è stata esitante».
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