Siria, la caduta di Aleppo, i russi e le mosse di Assad: cosa succede
Le fazioni islamiste siriane sostenute dalla Turchia hanno conquistato Aleppo e issato bandiere sulla storica «cittadella», riuscendo anche ad avanzare nel nord della provincia di Hama, nella Siria centro-settentrionale. L’aeroporto civile sarebbe invece caduto nelle mani dei curdi, vicini al presidente Assad. L’ alleanza islamista Hayat Tahrir al Sham - composta dall’ex affiliata siriana di Al Qaeda- e altre fazioni filo-turche hanno annunciato sui loro canali Telegram la presa dell’aeroporto, dato confermato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. Secondo la ONG, questo è il primo aeroporto civile preso dai ribelli dall’inizio dell’offensiva di mercoledì contro l’esercito siriano ad Aleppo e nel sud di Idlib.
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Gli insorti sono riusciti a prendere il controllo dello scalo dopo che le forze curde - alleate di Damasco contro gli islamisti filo-turchi - si sono ritirate dalla posizione di retroguardia assunta dopo il ridispiegamento dell’esercito siriano. Allo stesso tempo, le fazioni hanno preso il controllo anche della città strategica di Khan Shayjun, nel sud della vicina provincia di Idlib e al confine con quella di Hama, nelle mani del governo del presidente siriano Bashar al Assad. Il «crollo e il rapido ritiro» dell’esercito siriano, secondo l’Osservatorio, ha consentito ai gruppi islamisti di avanzare per diversi chilometri a nord di Hama, dove già controllano «molte città e villaggi».
L’esercito di Assad ha confermato il ritiro da Aleppo dopo aver subito «decine» di vittime, ma ha assicurato che si tratta di una misura «temporanea» in attesa dell’arrivo dei rinforzi per effettuare un contrattacco. Cacciabombardieri russi hanno effettuato raid contro la periferia occidentale di Aleppo e diversi punti nella provincia di Idlib. Ciò avviene in un momento in cui la Turchia cerca di ristabilire le relazioni con Damasco, anche se, per ristabilire i rapporti diplomatici interrotti all’inizio della guerra civile siriana 13 anni fa, Assad chiede che Ankara ritiri le sue truppe dal nord della Siria e smetta di sostenere i gruppi di opposizione.
L’offensiva dei ribelli è iniziata lo stesso giorno dell’entrata in vigore della tregua in Libano e dopo i duri colpi inferti da Israele al gruppo sciita libanese Hezbollah che in Siria mantiene una forte presenza ed è uno dei principali alleati del governo di Damasco.
L’attacco non è avvenuto a sorpresa, ma con inaspettata rapidità e non è chiaro se si tratti di una prova di forza finalizzata al negoziato o se vi sia una strategia più articolata. L’avanzata ha provocato più di 320 morti, ha detto sabato una ONG, un duro colpo al potere di Assad. Ieri pomeriggio in un attacco aereo su «veicoli civili» in un settore di Aleppo in mano ai ribelli sono stati uccisi 16 civili. Le ostilità tra i belligeranti sostenuti da diverse potenze regionali e internazionali con interessi divergenti erano cessate da quando, con il cruciale sostegno militare di Russia, Iran e Hezbollah, il regime di Assad aveva ripreso il controllo di gran parte del Paese nel 2015 e dell’intera città di Aleppo nel 2016. Ma vaste regioni sfuggono ancora al suo controllo.
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Celebrando il loro ingresso ad Aleppo, jihadisti e ribelli hanno marciato per le strade, hanno posato davanti alla storica cittadella, hanno installato la loro bandiera davanti a una stazione di polizia e hanno strappato un ritratto di Assad. Nella città di circa due milioni di abitanti, cuore storico del Paese prima della guerra, la maggior parte dei civili resta a casa e le istituzioni pubbliche e private sono quasi tutte chiuse, dice la radio filogovernativa Sham FM. Il direttore dell’OSDH, Rami Abdel Rahmane, ha detto che jihadisti e ribelli hanno rapidamente conquistato vaste aree di Aleppo «senza incontrare una resistenza significativa». «Non ci sono stati combattimenti» e le forze del regime, così come «il governatore di Aleppo, la polizia e i comandanti della sicurezza si sono ritirati dal centro della città.