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Assange può ancora sperare: concesso l'appello sull'estradizione negli Usa

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L’Alta Corte di Londra si è pronunciata in favore del giornalista australiano Julian Assange, cofondatore di WikiLeaks, concedendogli l’appello contro la richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti dove è stato incriminato per spionaggio per 17 capi d’accusa e dove rischia una pena di 175 anni. Il caso è aggiornato al prossimo 20 maggio.

 

 

I due giudici della Corte londinese, Victoria Sharp e Jeremy Johnson, hanno chiesto garanzie agli Usa specificando che, nell'eventualità in cui Assange dovesse essere estradato, sarà tutelata la sua libertà di espressione (potrà dunque fare affidamento al Primo Emendamento) e verrà esclusa la possibilità di applicargli la pena di morte. Lo scorso febbraio, durante un'udienza di due giorni presso l'Alta Corte, l'avvocato del giornalista, Edward Fitzgerald, ha dichiarato che le autorità americane stavano cercando di punirlo per "aver esposto la criminalità del governo degli Stati Uniti su una scala senza precedenti". Il governo statunitense ha affermato che le azioni di Assange sono andate oltre il giornalismo, sollecitando, rubando e pubblicando indiscriminatamente documenti governativi riservati che hanno messo in pericolo vite innocenti. "Julian è un prigioniero politico e deve essere rilasciato", l’appello della moglie Stella, che lo ha sposato in carcere nel 2022.

 

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