Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Europa salva solo se non rinnega le sue radici

Esplora:

Cicisbeo
  • a
  • a
  • a

«Gli islamici ci detestano perché non crediamo più a nulla» - scrisse Oriana Fallaci, e l'Occidente dopo la sua morte ha fatto di tutto per confermare questa amara verità. Le divisioni ai vertici europei dopo l'attacco di Hamas a Israele sono in questo senso emblematiche, nella ricerca esasperata e vana di mantenere un equilibrio impossibile (e ingiusto) fra l'unica democrazia mediorientale e chi la vuol cancellare. Continua purtroppo il grande equivoco di un'Europa convinta che il rifiuto islamico di Israele sia basato solo su un contenzioso nazionalista, ossia sulla terra «rubata» ai palestinesi, mentre la questione si basa essenzialmente su un dogma religioso che impone ai suoi fedeli di distruggere Israele. Ci si ostina purtroppo a non capire che è in atto da tempo un movimento epocale, con le avanguardie islamiche che hanno trasformato una fede in Dio in un'ideologia tesa a imporre un potere teocratico e totalitario su tutti gli «infedeli». E che l'Islam moderato, pur dilaniato da lotte intestinali, non ha mai totalmente preso le distanze dall'estremismo radicale, come dimostra il diffuso silenzio delle capitali arabe sulla strage dei kibbutz. L'Europa deve comprendere che non è rinnegando le sue radici, né continuando a non scegliere tra Israele e Hamas che potrà salvare l'anima e la pelle. 

 

 

Purtroppo non è la prima volta che le democrazie, non sapendo discernere la pericolosità di un movimento totalitario di massa fortemente innervato di messianesimo, faticano a cogliere il motivo per cui vengono attaccate, eppure dovrebbe essere storicamente chiaro che, come il nazismo, anche il fondamentalismo islamico vuole un mondo senza ebrei. Il male oscuro del Vecchio Continente fu ben individuato da «Senza radici», il libro scritto a quattro mani nel 2004 da Marcello Pera e Joseph Ratzinger (nella foto), scandito da quattro concetti (Europa, relativismo, Cristianesimo e Islam) che centravano magistralmente il cuore del problema. Un argomento che l'allora presidente del Senato trattò un anno dopo nell'intervento al meeting di Rimini. Pera parlò del multiculturalismo e della tolleranza come risposta sbagliata della società occidentale alla domanda su come rapportarsi con le altre culture e diede una risposta netta: per accogliere gli altri si deve prima di tutto essere consapevoli dei nostri valori. «Non possiamo chiedere rispetto, e nessuno ci rispetterà, se non cominciamo a rispettare noi stessi, se alla domanda: sei tu ebreo e cristiano? Rispondiamo come Pietro, che rinnegò. O se, alla domanda: «Credi nel valore della tua tradizione?», ci atteggiamo come Pilato, che non se ne curò. Pera sostituì la parola «rispetto» a «tolleranza», perché tolleranza è un termine ormai abusato, che ha perso il significato maturato attraverso i Lumi, divenendo passiva accettazione di tutto ciò che l'altro propone. 

 

Non c'è passività in Hobbes, in Locke, in Bayle o in Voltaire. Oggi invece il termine tolleranza è diventato la giustificazione di una notte in cui tutte le vacche sono grigie, che tutte le tradizioni, tutte le culture sono sullo stesso piano. Non è così, non può essere così, e di conseguenza, quando tutte le altre strade si sono rivelate inefficaci, può essere giustificato anche il diritto all'uso della forza contro chi usa la violenza per distruggere i nostri valori, la nostra cultura e la nostra stessa idea di società. Anche sull'immigrazione la lezione di Pera andrebbe meditata attentamente: o ci impegniamo a integrare gli altri facendoli diventare cittadini della nostra civiltà con la nostra educazione, la nostra lingua, la conoscenza della nostra storia, la condivisione dei nostri princìpi e valori - oppure la partita dell'integrazione è perduta in partenza. Nel discorso di Rimini Pera rispolverò il concetto di «cives», quello che consentì all'Impero romano di integrare cultura e società profondamente diverse. Alla base c'era un concetto ferreo che per appartenere alla stessa società è necessario essere partecipi delle stesse regole, sottostare allo stesso diritto. La differenza tra la tolleranza delle società cristiane rispetto a quelle islamiche è che Giustiniano innestò sul Cristianesimo la grande eredità del diritto romano. 

 

 

Nell'Islam invece la religione è il diritto, ed è un peccato mortale aver consegnato pezzi di Europa ai comandamenti della sha ria. Se si retrocede dall'affermazione assoluta dei diritti dell'uomo in nome della «tolleranza» si tradiscono i princìpi della civiltà occidentale. L'Europa invece lo sta colpevolmente facendo, e l'insegnamento di Pera e Ratzinger è l'appiglio per mettere in salvo la nostra storia ed è un peccato mortale aver consegnato pezzi di Europa ai comandamenti della sha ria. Se si retrocede dall'affermazione assoluta dei diritti dell'uomo in nome della «tolleranza» si tradiscono i principi della civiltà occidentale. L'Europa invece lo sta colpevolmente facendo, e l'insegnamento di Pera e Ratzinger è l'appiglio per mettere in salvo la nostra storia.  

Dai blog