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Ghetto di Roma, il presidente della Comunità ebraica: "Si respira timore e angoscia"

Giuseppe China
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«Nell'area dell'antico Ghetto, si avverte certamente un clima di fiducia nelle nostre istituzioni, le quali lavorano al massimo delle proprie capacità per garantire la nostra sicurezza. D'altro canto, si respira senza dubbio una sensazione di preoccupazione e angoscia riguardo al futuro». Così esordisce in un'intervista a Il Tempo il presidente della comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, il quale non nasconde i suoi timori alla luce della ripresa delle ostilità in Medio Oriente. Presidente Fadlun pochi giorni fa sono stati celebrati gli ottanta anni del rastrellamento del Ghetto di Roma. Una particolare congiuntura, se collegata alla violenza sulla Striscia di Gaza, che sta colpendo i cittadini israeliani.
«Sì lo è. E per Roma in particolare aggiungiamo anche il triste ricordo del giorno questi giorni, dell'attentato alla Sinagoga.
Era il 9 ottobre 1982, dati in cui furono lasciati a terra oltre 40 feriti, anche molto gravi, e fu assassinato un bambino innocente di due anni: Stefano Michael Gay Tachè. Quindi è vero, in questo specifico periodo ripercorriamo tanti eventi tragici, ma quest'ultimo fatto (la nuova guerra in Palestina, ndr) ha caratteristiche inusuali e inaudite, è qualcosa di completamente diverso».

 

 

Per quali motivi? «Stiamo parlando di un gruppo terroristico (Hamas, ndr) che vessa il popolo di cui si proclama rappresentante.
Gli abitanti di Gaza sono le prime vittime di questa drammatica vicenda: i terroristi hanno fatto un vero e proprio "progrom", ma all'interno della terra di Israele. Quindi è qualcosa di nuovo e molto efferato. Ho parenti e amici in Israele, per cui sento una forte emozione e cerco di immedesimarmi in coloro che vivono lì. I crimini contro i civili sono orrendi, gli assassini e le violenze sui bambini, sono qualcosa che va al di là dell'umana comprensione. Secondo me ci vorrà tempo per trattare l'accaduto e capirne la vastità della portata e le conseguenze.
È come con l'Olocausto. È servito un processo di elaborazione, durato tanti anni, prima di poter comprendere il perimetro dell'enorme crimine. Ritengo che pure adesso ci troviamo di fronte a qualcosa di aberrante». A proposito di Shoah, oggi più di duecento studenti, su iniziativa del Comune di Roma, sono arrivati ​​in Polonia per visitare i luoghi dello sterminio nazista. Insieme a loro il sindaco Roberto Gualtieri.
«Noi apprezziamo e ringraziamo tutte le istituzioni per il lavoro svolto, in particolare l'assessore Gotor (Miguel, ndr) e tutto il consiglio perché non è solo una questione formale. Sentiamo in maniera concreta la loro sensibilità. Così come percepiamo la vicinanza di tutta l'Italia, che è il nostro Paese. Aggiungo che spesso si fa confusione da questo punto di vista: noi siamo italiani di religione ebraica. Il nostro dovere resta sempre la memoria e credo che in futuro ricorderemo anche quanto si sta verificando ora in Israele».

 

 

Per testimoniare la vostra solidarietà con i cittadini israeliani avete allestito 48 ore fa una tavolata imbandita davanti alla Sinagoga. Cosa rappresenta questo gesto? «Lo Shabbat è il momento in cui le famiglie ebraiche si riuniscono per celebrare la dolcezza, l'amore familiare e il precetto, il rispetto del riposo. Noi abbiamo ritenuto di apparecchiare il tavolo più triste dello Shabbat del mondo. Perché su ogni sedia era raffigurata l'immagine e la descrizione di chi sono gli ostaggi in mano ad Hamas. Intorno a questo tavolo apparecchiato c'erano più di 200 sedie e tra queste anche i seggioloni dei bambini perché tra i rapiti ci sono anche piccoli di 9 mesi, 2 anni e 4 anni. In questo modo noi stiamo da un lato augurandoci di tutto il cuore che queste persone possano tornare sane e salve all'affetto delle loro famiglie e al calore dei focolari. E dall'altro vogliamo ricordare e denunciare al mondo che cosa sta succedendo. Le condizioni in cui sono mantenute, la salute e il loro benessere psicologico rimangono sconosciute, così come le eventuali violenze a cui potrebbero essere sottoposte in questo momento tragico. Preghiamo e speriamo per il meglio, considerando la grave situazione che si potrebbe prospettare nei prossimi giorni».

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