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Via della Seta, dalla Cina fanno di tutto per non far fuggire l'Italia

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La visita in Cina del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, «dimostra che l’Italia spera di continuare a trarre vantaggio dalla cooperazione economica e commerciale con la Cina», ma Roma non commetta l’errore di farsi trascinare «fuori rotta» decidendo di ritirarsi dall’accordo sulla Via della Seta. Alla vigilia dell’arrivo di Tajani a Pechino c’è da registrare l’intervento di Cui Hongjian, direttore del Dipartimento di studi europei presso il China Institute of International Studies, citato dal Global Times, il tabloid in lingua inglese pubblicato dal Quotidiano del Popolo, organo del Partito Comunista cinese. La Via della Seta è «un piano di cooperazione a lungo termine che offrirà ampie opportunità all’economia italiana. È fondamentale che la parte italiana trovi con la Cina un punto di equilibrio nella ricerca della cooperazione economica, piuttosto che limitarsi a massimizzare i propri interessi», ha osservato l’esperto. Il Global Times spiega che l’Italia sta valutando la possibilità di non rinnovare l’accordo di cooperazione e il ministro degli Esteri italiano durante la visita «potrebbe discutere la questione con la Cina». 

 

 

«La visita di Antonio Tajani in Cina arriva in un momento critico poiché voci ostili tentano di interrompere la reciproca cooperazione economica e commerciale tra le due parti - ha proseguito l’esperto - Il futuro dei legami economici bilaterali dipenderà in una certa misura dalla serie di interazioni tra le due parti a partire da questa visita». «Mentre i media affermano che non esiste ancora una posizione interna unificata in Italia sul rinnovo del documento di cooperazione sulla Belt and Road con la Cina, la visita di Antonio Tajani mostra che l’Italia non vuole che la cooperazione reciprocamente vantaggiosa venga influenzata», ha sottolineato Cui, secondo cui la crescita degli scambi commerciali Cina-Italia negli ultimi anni è stata più rapida della crescita del commercio Cina-Ue nello stesso periodo, mentre «il problema del deficit commerciale italiano, utilizzato da alcuni politici occidentali per screditare la cooperazione della Via della Seta, è solo una scusa fuorviante». 

 

 

«Se l’Italia viene portata fuori rotta dalle voci anti-cinesi e sceglie con rammarico di ritirarsi dalla cooperazione Belt and Road, il Paese rischia di perdere vaste opportunità», il finale del tentativo da parte di Pechino di non vedere la rottura del patto siglato con il governo italiano ai tempi della presidente di Giuseppe Conte.

 

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