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La Corte di giustizia europea salva i balneari solo a metà

Edoardo Romagnoli
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Alla fine è arrivata la tanto attesa sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea sui balneari. Un verdetto che conferma l’obbligo di riassegnare le concessioni tramite gare pubbliche lasciando però uno spazio di manovra. Le concessioni assegnate prima del 2009 non verranno toccate, mentre per quelle dopo tale data saranno messe a bando solo se la risorse è ritenuta scarsa. Nella sentenza si legge che la Bolkestein «si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo, a prescindere dal fatto che esse presentino un interesse transfrontaliero certo». Però «il diritto dell’Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un’analisi del territorio costiero del comune in questione». Non solo «secondo il diritto dell’Unione, per l’assegnazione di concessioni di occupazione del demanio marittimo, gli Stati membri devono applicare una procedura di selezione fra i candidati potenziali qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali».

La Corte di giustizia dell’Ue è stata chiamata a esprimersi dal Tribunale amministrativo regionale di Lecce su nove quesiti che mettevano in dubbio l’applicabilità della direttiva Bolkestein alle concessioni balneari. Il contenzioso è partito nel Comune di Ginosa che, come gran parte delle amministrazioni comunali, aveva esteso la validità delle concessioni fino al 2033 applicando la legge 145/2018. Una proroga che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato riteneva violasse i principi di concorrenza e libertà di stabilimento. Il Comune di Ginosa però aveva ignorato il richiamo dell’Agcm che aveva deciso di rivolgersi al Tar di Lecce chiedendo l’annullamento della delibera comunale. Il tribunale regionale, in una sentenza, aveva rimesso la decisione proprio alla Corte di giustizia europea dubitando del carattere self executing della direttiva e dell’effetto di esclusione delle norme nazionali difformi.

Dopo la sentenza di ieri il governo dovrà avviare subito la mappatura delle spiagge, anche perché la delega scade il 27 luglio, con un’istruttoria che dovrebbe coinvolgere l’Agenzia del Demanio e la Capitaneria. Incrociando i dati che arrivano anche tramite l’utilizzo dei droni e quelli riguardanti la mappatura «amministrativa» cioè preparati dalle regioni già da tempo. Il problema è che, come ricordato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, «alcune Regioni sono più avanti, altre più indietro». Ora il dossier sarà sul tavolo interministeriale che sarà convocato nei prossimi giorni. Ne faranno parte il Mit, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Mimit, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Mef, Ministero dell’Economia e delle Finanze, e le associazioni di categoria e sarà in capo a Palazzo Chigi come previsto dal dl Milleproroghe.

Al momento è la premier Meloni a seguire direttamente la partita, non è arrivata alcuna delega, ma chi coordinerà il tavolo avrà il compito di gestire le prossime mosse. Per ora si esclude un provvedimento in tempi brevi. La strategia del governo passa attraverso il dialogo con la Commissione europea. Poi, una volta capito l’esito del confronto con le istituzioni comunitarie, ci potrebbe essere un provvedimento ad hoc, anche un decreto. Nonostante la sentenza sia chiara, le reazioni della politica sono diametralmente opposte. La maggioranza esulta per quella che definisce una vittoria, mentre l’opposizione accusa il governo di immobilismo.

Soddisfatto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: «La sentenza della Corte di giustizia dell’Ue dà ragione all’approccio della Lega. È un grande successo per l’Italia che ci permette di tutelare migliaia di famiglie e di imprese balneari. La nuova mappatura dele spiagge fatte dal Mit e, come sempre, verranno utilizzati criteri di buonsenso». Di senso opposto la nota del Movimento 5 Stelle: «Quello che le destre non vogliono capire è che questo immobilismo sta letteralmente devastando l’intero settore, perchè blocca gli investimenti e di conseguenza diminuisce il livello del servizio».
 

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