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Terremoto Turchia-Siria, il bilancio è da incubo. Ma ci sono salvataggi miracolosi

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È arrivato a 11.700 il bilancio delle vittime del terremoto che ha colpito il sud est della Turchia. Per la precisione, il computo ufficiale ne conta 9.057 in Turchia e 2.643 in Siria: numeri terrificanti, ma purtroppo ancora provvisori. In Turchia i feriti sono decine di migliaia, mentre 60 mila tra uomini e donne della gendarmeria, esercito, Croce Rossa, protezione civile, organizzazioni non governative e squadre di soccorso arrivate da decine di Paesi continuano a cercare tra le macerie. La macchina dei soccorsi turca si è mossa immediatamente, più di 9 mila persone sono state estratte vive, ma sono decine di migliaia i feriti, le ricerche sono ancora in corso ed il bilancio è inevitabilmente destinato ad aggravarsi. Più incerta la situazione della Siria. Il regime del presidente Bashar al Assad ha provato addirittura ad approfittare del sisma sferrando un attacco in una delle zone terremotate poche ore dopo la catastrofe: non ci sono state vittime, ma l’attacco evidenzia il fatto che molte delle case crollate nel nord del Paese sono fuori dal controllo di Damasco e i dati forniti dal governo non contemplano diverse aree settentrionali. In Turchia più di 70 mila tende per famiglie sono state approntate e circa 30 mila persone stanno facendo funzionare una macchina dei soccorsi che ha dovuto fare i conti con un clima rigidissimo e con un’emergenza che tocca 10 città spesso distanti ore di macchina l’una dall’altra.

 

 

Il presidente Recep Tayyip Erdogan è arrivato solo oggi sul luogo del disastro e ha parlato chiedendo unità e definendo «privi di onore» quelli che parlano di carenze nei soccorsi sui social. È toccato al presidente aggiornare il tragico bilancio. Erdogan ha promesso la ricostruzione entro un anno e ribadito che non permetterà che i propri cittadini rimangano senza casa. Oggi è stato però anche il giorno dei miracoli. Una donna di cui al momento si sa solo il nome, Zeliha, è stata estratta viva da sotto le macerie dopo 53 ore nella città di Kahramanmaras, vicina all’epicentro del sisma. Appena 9 ore prima ad Antakya, nella provincia dell’Hatay, un bambino di due anni, Muhammed, è stato estratto trovato vivo dopo 44 ore trascorse sotto le macerie. Il piccolo ha ricevuto dell’acqua dalle mani dei soccorritori che con pazienza lo hanno estratto dal cumulo cui si era ridotto il palazzo in cui viveva. Sempre nell’Hatay una giovane insegnante è invece stata estratta alle prime luci dell’alba dopo 49 ore passate tra le macerie. Ma il salvataggio più incredibile riguarda un bambino di appena due mesi, trovato vivo tra le macerie di una casa di Kahramanmaras a 48 ore dal crollo. Il piccolo è uscito dalle macerie ciucciando il dito fra il giubilo e la commozione dei soccorritori indirizzati dalla mamma Ceren, estratta viva dalle macerie poco prima senza aver perso la speranza di poter riabbracciare il figlio. Sono servite due ore per estrarre il neonato, il cui salvataggio ha fatto presto il giro del web regalando un momento di speranza a un Paese in lutto per una delle peggiori tragedie della propria giovane storia.

 

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