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Leopard, "nessun blocco". Quanti carri armati pronti a partire per l'Ucraina

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"Abbiamo bisogno di carri armati, non 10-20, ma diverse centinaia". L'appello della presidenza ucraina, nel mezzo del dibattito sull'invio dei tank, è giunto nel giorno del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue a Bruxelles, che ha dato il via libera a una nuova tranche di aiuti militari per 500 milioni di euro, e in cui la Polonia ha deciso di spingere sull'acceleratore per l'invio dei carri armati. Gli occhi sono tutti puntati sulla Germania e sui suoi Leopard 2: non solo perché Berlino ha mostrato esitazione a inviarli a Kiev, ma anche perché chi possiede i tank tedeschi - come appunto Varsavia - ha bisogno del consenso di Berlino per inviarli a Paesi extra Nato, come l'Ucraina.

Non ci saranno decisioni "avventate", continua a sottolineare la cancelleria tedesca, ma sull'invio da parte di altri Paesi la svolta è arrivata dalla ministra degli Esteri Annalena Baerbock, che in un'intervista a un'emittente francese ha detto che Berlino non impedirebbe la consegna dei tank se la Polonia lo chiedesse. Tradotto: la Germania non bloccherà l'invio dei tank da parte di altri Paesi. Una posizione confermata al termine del Consiglio Affari Esteri anche dall'Alto rappresentante Ue Josep Borrell: "La Germania non blocca le esportazioni".

La Polonia, per bocca del premier Mateusz Morawiecki, ha fatto sapere che chiederà alla Germania l'ok per l'invio a Kiev dei Leopard, sottolineando di essere pronta a prendere ugualmente le sue decisioni in caso di diniego. Varsavia sta lavorando a creare una piccola "coalizione" di Paesi disposti a fare fronte comune e inviare i tank a Kiev. "Fino a ora non abbiamo ricevuto alcuna richiesta", ufficiale, ha fatto sapere il portavoce del cancelliere Olaf Scholz, Steffen Hebestreit.

Il governo di Kiev sostiene che i carri armati, e in particolare i Leopard, siano fondamentali per il suo sforzo bellico. L'esitazione della Germania ha attirato le critiche soprattutto della Polonia e degli Stati baltici, Paesi del fianco orientale della Nato che si sentono particolarmente minacciati dall'aggressione russa all'Ucraina. Precedentemente le autorità polacche avevano indicato che Finlandia e Danimarca erano pronte a unirsi a Varsavia per inviare i tank. Quanto alle posizioni di altri Paesi sui carri armati, il Regno Unito si è impegnato a inviare alcuni dei suoi Challenger, e Emmanuel Macron ha detto che la Francia non esclude l'invio di carri armati Leclerc.

La luce verde dell'Ue riguarda la settima tranche del sostegno militare all'Ucraina, nello specifico altri 500 milioni di euro e un ulteriore sostegno alla missione di addestramento militare, che portano il supporto militare totale nell'ambito dello European Peace Facility a 3,6 miliardi di euro. "L'Ucraina sta resistendo con la sua determinazione e lasciate che vi dica che continueremo a sostenere l'Ucraina. L'Ucraina deve vincere questa guerra. E la sosterremo nel miglior modo possibile", ha detto Borrell.

Mosca, in risposta alle promesse di armi occidentali sofisticate per le forze armate di Kiev, ha intensificato gli avvertimenti sul rischio di una catastrofe in caso di escalation. "È chiaro che il mondo si è avvicinato alla minaccia della Terza guerra mondiale", ha dichiarato l'ex presidente russo e vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev. Mentre il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha dichiarato che "la guerra della Russia con l'Occidente non è più ibrida, ma quasi reale".

Dal Cremlino, il portavoce Dmitry Peskov ha avvertito che "tutti i Paesi che in un modo o nell'altro partecipano direttamente o indirettamente al pompaggio di armi e all'innalzamento del livello tecnologico dell'Ucraina ne sono responsabili". Mosca assicura che distruggerà tutte le armi che l'Occidente sta inviando a Kiev. "Gli oppositori della Russia continuano a alzare la posta in gioco, ma, come affermato con assoluta fermezza e fiducia da parte nostra più di una volta: gli obiettivi dell'operazione militare speciale saranno comunque raggiunti", ha affermato il vice ministro degli Esteri Sergey Ryabkov.

Intanto è scontro diplomatico fra la Russia e i Paesi Baltici. Mosca ha annunciato l'espulsione dell'ambasciatore dell'Estonia, Margus Laidre, dandogli tempo fino al 7 febbraio per lasciare il Paese e accusando Tallinn di "russofobia"; una mossa a cui l'Estonia ha risposto annunciando l'espulsione dell'ambasciatore russo in virtù del "principio di parità". E poco dopo anche la Lettonia ha espulso l'ambasciatore russo: Mihails Vanins avrà tempo fino al 24 febbraio per lasciare il Paese, una scelta presa "mentre la Russia continua la sua aggressione militare su vasta scala contro l'Ucraina", nonché "in solidarietà con l'Estonia e la Lituania", ha argomentato il ministero degli Esteri lettone. Nel frattempo dalla Norvegia è giunta la notizia che è stato perché sospettato di ingresso illegale nel Paese un ex comandante del gruppo russo di mercenari Wagner, il 26enne Andrey Medvedev che aveva disertato, dopo essere arrivato all'inizio di gennaio nel Paese chiedendo asilo.

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