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Kherson, le truppe dell'Ucraina riconquistano la città. E Zelensky esulta

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"Kherson è nostra". Così ha esultato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella giornata che ha sancito il ritorno della città in mano ucraina. Una "giornata storica" secondo Zelensky, che la "gente di Kherson stava aspettando". "Non hanno mai rinunciato all'Ucraina. La speranza per l'Ucraina è sempre giustificata e l'Ucraina restituisce sempre la propria", ha commentato ancora il presidente ucraino.

In precedenza, Zelensky, relativamente alla decisione della Russia di ritirare le proprie truppe da Kherson, si era detto scettico che questo potesse essere un "segnale di stanchezza" da parte del presidente russo Vladimir Putin. "Potrebbe essere stanco della vita in linea di principio a causa della sua età, ma sicuramente non è stanco della guerra", ha affermato Zelensky.

Kiev fa festa, dunque, mentre il ritiro da Kherson non è stato visto come una "umiliazione" per la Russia. Lo ha fatto sapere il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha ribadito come la regione di Kherson resta "territorio russo" dopo l'annessione dei territori ucraini.

Intanto le prime truppe di Kiev sono arrivate dentro la città di Kherson, accolte da molte persone che hanno sventolato le bandiere ucraine. Scene di festa testimoniate da diversi video pubblicati online, che hanno anche mostrato una bandiera dell'Unione Europea issata insieme a quella ucraina sul municipio di Kherson. Come sottolineato dal ministro degli Esteri ucraino, Dmitro Kuleba, il ritiro dei russi "è un'importante vittoria per l'Ucraina", mentre l'intelligence di Kiev ha invitato i soldati russi ancora presenti sul territorio di Kherson ad arrendersi, così da avere salva la vita. "Il vostro comando vi ha lasciato alla mercé del destino. In caso di resa volontaria, l'Ucraina vi garantisce la vita e la sicurezza. Rispettiamo le Convenzioni di Ginevra, garantiamo ai prigionieri di guerra cibo e cure mediche ", il messaggio inviato ai russi da parte della direzione generale dell'intelligence di Kiev.

Continua a restare motivo di discussione, poi, la possibilità di una soluzione negoziale tra Mosca e Kiev. Zelensky e i suoi hanno, fino ad ora, respinto ogni apertura al dialogo, sostenendo che da Mosca sono arrivati solo ultimatum inaccettabili. Il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, ha ribadito la volontà della Russia per un "dialogo senza precondizioni" che potrebe coinvolgere anche gli Stati Uniti. Proprio dagli Usa, arriva però la notizia di una 'divisione' nell'amministrazione Biden per quanto concerne i negoziati. Secondo il New York Times, il generale Mark Milley, presidente del Joint Chiefs of Staff, ha sollecitato una soluzione diplomatica, ritenendo che ci siano le condizioni per una trattativa di Kiev con Mosca. Dall'altra, alcuni funzionari restano scettici perché ritengono che, invece, Ucraina e Russia non siano ancora pronte per una negoziazione. Inoltre, questi funzionari si sono detti preoccupati dal fatto che una possibile 'pausa' del conflitto, darebbe unicamente la possibilità a Putin di riorganizzarsi.

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