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Xi Jinping e Scholz, incontro a Pechino: "No al nucleare". La sterzata sulla guerra in Ucraina

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Un viaggio a Pechino per cercare di dare una sterzata al conflitto in Ucraina. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz vola da Xi Jinping e le parole che arrivano al termine del vertice non sono affatto di circostanza. Scholz chiede a Xi di usare la sua "influenza" su Vladimir Putin per mettere fine al conflitto in Ucraina, ma soprattutto Berlino e Pechino insieme concordano nella volontà di "opporsi congiuntamente all'uso o alla minaccia di usare armi nucleari". Un avvertimento a Mosca da parte del leader cinese a non oltrepassare la 'linea rossa'.

I ministri degli Esteri del G7 riuniti a Munster in Germania intanto chiedono ancora una volta alla Russia di "fermare immediatamente la sua guerra di aggressione contro l'Ucraina e di ritirare tutte le sue forze e l'equipaggiamento militare". Allo stesso i responsabili della diplomazia del 'Gruppo dei Sette' annunciano l'istituzione di un meccanismo di coordinamento per aiutare Kiev a "riparare, ripristinare e difendere le sue infrastrutture critiche per l'energia e l'acqua". A margine dell'incontro vertice bilaterale fra il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, e il segretario di Stato americano Antony Blinken al termine del quale Roma e Washington confermano la partnership "molto forte" all'interno della quale sulle questioni globali, a partire dalla guerra in Ucraina, i due Paesi parlano "con una voce sola".

Sul terreno intanto la situazione più intricata è quella di Kherson dove i filorussi prima annunciano il coprifuoco 24 ore su 24 poi tornano precipitosamente sui loro passi. Che la situazione sia complessa lo conferma pure Vladimir Putin invitando le autorità locali a portare i residenti fuori dalla zona di guerra. Il leader di Mosca ribadisce anche che "l'operazione militare speciale era inevitabile" e in merito alla mobilitazione gli arruolati "hanno raggiunto i 318 mila" grazie anche all'apporto di svariati "volontari". Per aumentare le truppe Putin firma una legge federale che consente di chiamare nel quadro della mobilitazione anche i cittadini che "hanno una condanna non cancellata per una serie di gravi crimini". Secondo il Cremlino il principale responsabile di quanto sta accadendo resta l'Occidente che "getta" la popolazione ucraina "in una fornace" costringendola al ruolo di " prima e principale vittima della deliberata sublimazione dell'odio verso la Russia".

Dagli Usa infine arriva un'ulteriore tranche di aiuti militari a Kiev del valore di 400 milioni di dollari che porta il totale di spese dell'amministrazione Biden per l'Ucraina in spese militari a 18.9 miliardi di dollari. "I veicoli blindati ci aiuteranno a liberare la terra ucraina. Apprezziamo questo continuo supporto", il commento soddisfatto del presidente ucraino Volodymyr Zelensky mentre a sorpresa a Kiev giunge anche il Consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, per un incontro faccia a faccia con i vertici ucraini.

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