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Sul gas non c'è l'accordo, leader europei in alto mare

Gianni Di Capua
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Il price cap al gas è ancora un obiettivo lontano. Nel vertice informale di Praga i leader Ue hanno iniziato a interrogarsi sulla risposta da dare al caro-energia, ma le posizioni sono ancora diverse e distanti. «Non abbiamo parlato tanto in dettaglio delle questioni, anche perché tra ora e il 20-21 ottobre la presidenza ceca ha detto che convocherà tanti Consigli dell’Energia quanti sono necessari ad arrivare a una proposta concreta», ha constatato il premier Mario Draghi, «ora dobbiamo aspettarci il 20 e 21 ottobre, come ha affermato la stessa presidente della Commissione, non vaghe proposte ma qualcosa di più chiaro, più concreto e in parte addirittura già proposte di regolamento».

La Commissione ha improntato una tabella di marcia che ruota attorno a tre punti, ma il price cap rimane ancora nell’ombra. Nelle parole di von der Leyen nella conferenza stampa al termine del summit sembra scomparire il riferimento esplicito a un tetto al prezzo del gas usato per produrre elettricità, misura bollata come controproducente dall’Italia e altri tre Paesi. Il piano dell’Esecutivo Ue punta a negoziare «un corridoio per prezzi decenti con i nostri fornitori affidabili», a limitare i prezzi nel mercato del gas in generale, abbassando i picchi e contrastando le speculazioni sul mercato di Amsterdam, in attesa di sviluppare un indice alternativo, e a studiare come limitare l’influenza del gas nella formazione dei prezzi dell’elettricità. Su questo la presidente von der Leyen ha prospettato per il momento un disaccoppiamento (decoupling) parziale tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità ed è tornata a parlare di una riforma di più ampio respiro del meccanismo che determina il prezzo dell’elettricità non prima del 2023.

 

 

 

Che sia price cap o la proposta di una fascia di prezzo ribattezzata «corridoio dinamico» come proposto dall’Italia, bisogna ancora superare le resistenze della Germania e lo scetticismo dell’Olanda. Entrando al summit von der Leyen aveva però menzionato il tetto, evidenziando come «ora siamo preparati meglio» perché «la situazione si è evoluta e gli Stati membri sono pronti a discutere del price gas», «ne parleremo, ma sono fiduciosa che arriveremo a una buona conclusione. Oggi è un primo passo, che prepara il terreno per il Consiglio di fine ottobre». Insomma, l’incontro di Praga è servito soprattutto a sondare il terreno tra i leader, che non si riunivano da fine giugno.

Ora gli occhi sono puntati sul Consiglio europeo formale del 20 e 21 ottobre a Bruxelles, in attesa di scoprire le proposte concrete che la Commissione europea avanzerà. Il fronte energetico si intreccia, ovviamente, con quello della crisi economica che si intravede nel 2023. Il premier Draghi ha dichiarato apertamente di condividere la proposta che hanno fatto i commissari Gentiloni e Breton di ripartire da un nuovo fondo Sure, che, con le garanzie degli Stati, ha salvato durante la pandemia milioni di posti di lavoro con la cassa integrazione. «Tra l’altro proposte simili le avevo fatte anche 5-6 mesi fa - ha sottolineato Draghi - Perché è una proposta molto naturale in questa situazione, tanto più ovviamente dopo la decisione tedesca. È quello che serve per cercare di mettere tutti i Paesi, sia quelli che hanno spazio fiscale sia quelli che non hanno spazio fiscale, su un livello uguale».
 

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