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Crisi energetica e caro bollette, l'Unione Europea si spacca: ognuno va per conto suo

Gaetano Mineo
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Il caro energia continua a mettere a nudo le debolezze dell'Unione europea. E così torna a galla l'ipocrita politica europeista di certi Stati membri (Olanda e Germania, tra tutti) che mandando alle ortiche unità dell'Europa, mettono in azione politiche sovraniste. Risultato: i 27 Stati membri viaggiano in ordine sparso nel tentare di trovare una strada che porti fuori dalla crisi energetica.

La Spagna, per esempio, ha già messo un tetto al prezzo del gas. L'incapacità dell'Ue di tessere una politica solidale è stata resa evidente anche dalla recente decisione della Germania di un piano triennale da circa 200 miliardi di euro per ridurre il costo delle bollette. Mossa che, a sua volta, è stata avallata dall'Olanda ma fortemente criticata dall'Italia. Non a caso ieri a Praga il premier, Mario Draghi ha tuonato: «Dobbiamo lavorare insieme per affrontare la crisi energetica. Possiamo anche farlo in ordine sparso, ma perderemmo l'unità europea».

Eppure, quando si tratta di dare il via libera alle sanzioni contro la Russia, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è in grado di mettere tutti d'accordo in meno di 24 ore. Una politica europea masochista, verrebbe da dire. Intanto, oggi, per il secondo giorno, si tornerà a parlare di energia al vertice di Praga, dove si tiene il Consiglio europeo informale convocato dall'Ue e che vede partecipare 44 esponenti di governi e Stati. Sul tavolo, la von der Leyen metterà i vari punti di una tabella di marcia con le ulteriori proposte per affrontare l'attuale crisi energetica, caratterizzata da rincari sempre più insostenibili per l'economia degli Stati membri e dei suoi 450 milioni di abitanti. Curiosamente, tra le proposte della Roadmap, la presidente della Commissione europea non cita esplicitamente il tetto al prezzo generalizzato per tutte le importazioni di gas, chiesto ormai a gran voce dalla maggioranza degli Stati membri (con le notevoli eccezioni di Germania e Olanda), ma lo menziona in modo ambiguo e incidentalmente, dicendo che se verrà introdotto sarà necessario predisporre precise condizioni e «le necessarie salvaguardie». E già questo la dice lunga sulla qualità di proposte che da mesi si alternano sulle scrivanie di Bruxelles.

In ogni caso, in estrema sintesi, la nuova proposta della Commissione si basa sulla necessità di instaurare non uno ma ben due «price cap», cioè il tetto al prezzo del gas di cui tanto si è discusso, a seguito della sua ideazione da parte del premier italiano Mario Draghi, ma che ancora resta pura teoria. Per von Der Leyen il primo price cap sarebbe un tetto massimo alle importazioni di gas che «dimostrerebbe che l'Ue non è pronta a pagare qualsiasi prezzo per il gas»; il secondo costituirebbe un tetto temporaneo al prezzo del gas utilizzato per la produzione di energia elettrica. Due misure ponte, in attesa di riforme strutturali da una parte del mercato del gas, che attualmente fa riferimento al TTF di Amsterdam, e dall'altra del mercato elettrico, i cui prezzi sono decisi dalle oscillazioni del gas. Due misure già bocciate dall'Italia assieme e da altri tre paesi (Belgio, Grecia e Polonia) che hanno inviato una lettera a tutti gli Stati membri dell'Ue e alla Commissione, in cui sostengono con una serie di argomentazioni dettagliate la proposta di imporre un «price corridor», cioè una banda di fluttuazione dei prezzi con un massimo e un minimo intorno a un valore fissato in base a degli indicatori oggettivi, per gli acquisti del gas sul mercato all'ingrosso dell'Ue. Il «non paper», sostanzialmente, critica in modo circostanziato le due proposte della Commissione e approfondisce tutti i meccanismi e gli accorgimenti che potrebbero essere adottati per attuare la proposta dei «corridoi di prezzo dinamici».

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