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Caro energia, spunta il price cap dinamico. Il documento di Draghi

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Addio price cap, arrivano i corridoi dinamici. È questa l'ultima proposta messa in campo dall'Italia e da altri tre Paesi per mettere un tetto al prezzo del gas. Assieme a Grecia, Polonia e Belgio, il nostro governo ha proposto in un documento un limite ai prezzi che assomiglia più a una forchetta variabile, "un valore centrale per il corridoio dinamico tenendo in considerazione parametri di riferimento esterni", come gli indici del petrolio, carbone o del gas "in Nord America e Asia, "consentendo fluttuazioni (ad esempio del 5%) attorno al valore centrale all'interno del corridoio".

Alla vigilia del vertice dei leader Ue, mentre si incontrato i capi di Stato e di governo di 44 Paesi del continente europeo sotto l'egida della nuova Comunità politica europea, è tutto un valzer di incontri bilaterali e trattative per arrivare a sbrigliare la matassa del nodo energia. "Dobbiamo lavorare insieme per affrontare la crisi energetica. Possiamo anche farlo in ordine sparso, ma perderemmo l'unità europea", è stato il ragionamento del premier Mario Draghi - che ha avuto anche un incontro bilaterale con la presidente von der Leyen - alla tavola rotonda dedicata al tema energetico.

Il momento è straordinario e richiede altrettante misure straordinarie. Gli Stati Ue ne sono sempre più consapevoli ma bisogna convincere la Germania, che dopo la fuga in avanti con il suo piano da 200 miliardi, inizia ora a capire che se gli acquirenti delle sue grandi imprese iniziano a tirarsi indietro il danno si ripercuote anche su Berlino, spiega una fonte diplomatica europea. Occorre subito arginare i prezzi del gas e per arrivarci bisogna superare i timori di chi teme che un tetto possa compromettere gli approvvigionamenti e alterare il mercato.

La proposta della presidente della Commissione, di introdurre un tetto al prezzo del gas usato per produrre elettricità e un tetto alle transazioni sul mercato Ttf di Amsterdam, rimane un buon punto di partenza ma non basterebbe a ridurre i prezzi. Almeno a detta di molti. La proposta di 15 Stati che volevano un price cap generalizzato potrebbe essere ora superata dall'ipotesi dei "corridoi dinamici" su "tutte le transazioni all'ingrosso, non limitate all'importazione da specifiche giurisdizioni (leggi Russia) e non limitate all'uso specifico di gas naturale", quindi anche al Gnl.

Per l'Italia un cap solo sul gas russo non avrebbe un impatto positivo sui prezzi al consumo, e avrebbe un potenziale impatto negativo sulla sicurezza dell'approvvigionamento, oltre ad essere discriminatorio, mentre un tetto "solo sul gas utilizzato per l'energia elettrica", come propone la Commissione Ue, non servirebbe perché "ignora i 2/3 del mercato del gas, che è nell'industria e nell'edilizia" e "crea una passività senza un chiaro limite verso l'esterno".

L'Olanda si dice aperta a discutere ogni proposta. "Abbiamo capito che dobbiamo essere vicini l'uno all'altro e dai Paesi Bassi non c'è un approccio ideologico", ha affermato il premier Mark Rutte entrando al summit.

L'altra strada da percorrere, indicata dalla Commissione, e sposata da molti Stati membri, è certamente quella di procedere agli acquisti comuni. Soluzione che permetterebbe di negoziare i prezzi ed eviterebbe le corse solitarie dei singoli paesi, come avvenuto con i vaccini. "La piattaforma per gli acquisti congiunti di gas non ha funzionato da quando è stata lanciata a marzo, anzi ha avuto l'effetto contrario con gli Stati che hanno fatto la corsa agli acquisti - ha fatto notare una fonte diplomatica -. Si tratta però di un meccanismo complesso da realizzare "perché servirebbe con una sorta di autorità centrale che acquista e distribuisce. Con i vaccini ha funzionato ma con l'energia è molto più complesso". Sul tavolo dei leader anche l'ipotesi di lanciare un nuovo strumento europeo per aiutare consumatori e imprese, senza che lasci spazio agli Stati che si possono permettere interventi pubblici a carico delle casse statali. Un nuovo Next Generation Eu, con prestiti ma anche sovvenzioni a fondo perduto sembra irrealistico per l'opposizione dei rigoristi a creare nuovo debito comune, ma uno strumento come il fondo Sure, che ha salvato con la cassa integrazione milioni di posti di lavoro nella pandemia, grazie a un meccanismo di prestiti agevolati con garanzie degli Stati membri, potrebbe riscuotere più successo. Dopo il Covid, l'Europa si trova ancora a un punto di svolta e dovrà trovare una soluzione che accontenti 27 Stati.

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