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G7, "Putin non deve vincere". Nuove armi micidiali all'Ucraina per resistere a Mosca

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Armi pesanti, sistemi anti-aereo, nuove sanzioni, tetto al prezzo del petrolio ed embargo dell'oro. I leader del G7, riuniti nella «war room» a vetri del castello di Elmau che dà sulle Alpi bavaresi, in collegamento video con Volodymyr Zelensky, assicurano al presidente ucraino il loro sostegno «per tutto il tempo necessario». La reazione di Vladimir Putin è immediata, due missili fanno saltare in aria un centro commerciale di Kremenchuk, nel centro del Paese provocando almeno una decina di morti. I sette grandi affidano al padrone di casa la replica, tanto netta quanto fredda: le relazioni con Mosca «sono danneggiate in modo permanente», dice chiaro Olaf Scholz. Di più. «Non potranno tornare a essere come prima della guerra», scandisce. Zelensky assicura che non saranno gli ucraini «ad essere sconfitti. Li sconfiggeremo», dice, sottolineando come «nessun missile russo» potrà «spezzare il morale» di chi resiste e chiedendo il sostegno del G7 su 5 punti: sistemi antiaereo di difesa, sicurezza, esportazioni di grano, sanzioni e ricostruzione.

L'impegno dei grandi c'è su tutti i fronti, compresa la volontà di «continuare a coordinare gli sforzi» per soddisfare le richieste «urgenti» dell'Ucraina in termini di attrezzature militari e di difesa. Anche Mario Draghi sceglie la linea dura. «Putin non deve vincere. Noi restiamo uniti a sostegno dell'Ucraina perché se l'Ucraina perde, tutte le democrazie perdono». Se Kiev cade, è il ragionamento, «sarà più difficile sostenere che la democrazia è un modello di governo efficace». Il premier continua poi la sua battaglia - morale, geopolitica ed economica - sul fronte energetico. «Dobbiamo continuare a lavorare su come imporre un tetto al prezzo del gas», insiste, spalleggiando il price cap al prezzo del petrolio caro a Joe Biden.

Gli sherpa, secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier, hanno chiuso sul dare mandato con urgenza ai ministri energia G7 di studiare l'applicazione del pricecap sull'energia. «Un passo in avanti - sottolineano le stesse fonti- rispetto a Bruxelles che aveva dato come riferimento il mese di ottobre». C'è poi la crisi del grano sul tavolo. «La Russia ha un'enorme responsabilità per le crescenti minacce alla sicurezza alimentare globale a seguito del conflitto. Chiediamo urgentemente a Mosca - mettono nero su bianco i grandi - di cessare, senza condizioni, i suoi attacchi alle infrastrutture agricole e di trasporto e di consentire il libero passaggio delle spedizioni agricole dai porti ucraini nel Mar Nero».

Draghi da tempo insiste per una soluzione sotto l'egida dell'Onu e ora, dopo l'intervento al summit, fonti italiane definiscono «ottimista» il segretario generale, Antonio Guterres. Di energia e equilibri internazionali Draghi parla anche, in due incontri bilaterali, con il primo ministro britannico, Boris Johnson e con il presidente argentino, Alberto Ángel Fernandez, presidente di turno della Celac, Comunità di Stati latinoamericani e dei Caraibi. Domani la sessione su ordine multilaterale e digitale, che sarà anticipata da un incontro Biden-Scholz-Johnson-Macron, chiuderà il summit e poi i leader - ad eccezione del Primo ministro del Giappone, Fumio Kishida - voleranno a Madrid per il vertice Nato, che sarà decisivo per coordinare a livello pratico le armi e il know how con cui aiutare Kiev. 

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