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Azovstal, la verità sui soldati rimasti. Margelletti (presidente Ce.S.I.): "Perché preferiscono farsi ammazzare lì sotto"

Giada Oricchio
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“Ecco quale sarà la sorte dei soldati ucraini”. Andrea Margelletti, presidente Ce.S.I., durante il talk sull’attualità L’Aria che Tira, venerdì 20 maggio, ha analizzato lo scenario di guerra in Ucraina. “Senza le armi la Russia vincerebbe. L'Ucraina è un campo di grano, la Russia una mietitrice” ha detto l’analista.

Poi la conduttrice Myrta Merlino ha toccato un altro tema importante: il destino dei militari ucraini, il battaglione Azov, asserragliati nell’acciaieria Azovstal. Oltre 1.700 sono usciti e sono in mano russa che li considera nazisti da condannare, mentre una parte residua, allo stremo delle forze, è ancora arroccata nel complesso di Mariupol.

Cosa succederà a questi miliziani? La verità di Margelletti fa tremare i polsi: “La speranza è che abbiano una sorte migliore di quella che hanno avuto moltissimi inermi civili massacrati dalle truppe russe. La speranza è che vengano trattati da criminali di guerra, ma il problema è che noi dobbiamo monitorare la situazione per far sì che questi soldati non scompaiano”.

Senza tanti giri di parole, il presidente Ce.S.I. teme che nella ampie e desolate lande dell’immenso stato russo le persone non ci sono più, non se ne parla più, non se ne sa più niente e non c’è nemmeno la possibilità di una verifica. E Goffredo Buccini, firma del Corriere della Sera, ha confermato: “La Duma è stata chiara nel dire che è decisamente per la pena di morte. E questo fa capire perché una parte di questi combattenti non venga fuori dall’acciaieria. Preferiscono farsi ammazzare lì sotto che consegnarsi”.

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