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L'Aria che Tira, “fiducia per la pace”. Il retroscena di Maurizio Molinari: così gli Usa scavalcano Vladimir Putin

Luca De Lellis
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Si profila all’orizzonte un avvicinamento tra Mosca e Washington. È questo il contenuto delle parole del direttore di “La Repubblica” Maurizio Molinari, ospite della conduttrice Myrta Merlino nella puntata della trasmissione di La7 l’Aria Che Tira, andata in onda nella mattinata di lunedì 16 maggio. In particolare, sarebbero due i poli comunicativi delle rispettive potenze: “L’opzione diplomatica, in questo momento, ha un canale privilegiato nel rapporto tra il Pentagono e il ministro delle Difesa russo. La telefonata con la quale Lloyd Austin (capo del Pentagono, ndr) ha chiamato Sergej Shoigu, alla fine della scorsa settimana, ponendo la questione del ‘cessate il fuoco’, testimonia la convinzione che siano le gerarchie militari russe l’interlocutore migliore”.

 

 

Il direttore del giornale fondato da Eugenio Scalfari ha poi svelato un retroscena importante, che spiega come la guerra possa andare nella direzione di una risoluzione consensuale: “Non solo si sono parlati, non solo gli Stati Uniti hanno recapitato a Mosca un’offerta di conclusione delle ostilità, ma nei giorni seguenti le rispettive catene di comando militari hanno continuato a scambiarsi dei messaggi. Questo è ciò che sta avvenendo sul fronte diplomatico”. Molinari ha posto in evidenza un aspetto della propaganda russa che lascia intendere possibili sviluppi verso trattative di pace: “C’è stato un ammorbidimento della comunicazione del governo russo. A partire dal 9 maggio Putin ha abbassato i toni: non parla più di guerra totale o di guerra in Ucraina. Di fatto ha dato il via libera ai leader militari di gestire i rapporti con gli americani. Nei primi 80 giorni di conflitto i militari russi si rifiutavano di mettersi al tavolo delle trattative”.

 

 

Ciò che avvenuto in quest’ultimo periodo, stando alle parole di Molinari, è un processo di “maturazione sia del Cremlino che della Casa Bianca”, tanto che gli Stati Uniti, “di fronte all’indebolimento russo”, starebbero “offrendo a Putin un ‘ponte d’oro’ per uscire dalla situazione in cui lui stesso si è infilato”. Lo scenario è chiaro, così come lo è l’offerta di dialogo pronunciata da Austin. Fermo restando che “il punto minimo da cui partire è cessare il fuoco”.

 

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