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L'Aria che Tira, il partigiano Carlo Smuraglia sostiene la resistenza in Ucraina: “Armi per la libertà”

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Il partigiano Carlo Smuraglia risponde al presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo sull'invio delle armi in Ucraina. Smuraglia, ex presidente Anpi che sta per compiere 99 anni, è ospite della puntata del 25 aprile de L’Aria che Tira, il programma tv di La7 condotto da Myrta Merlino, e difende la scelta di aiutare la resistenza contro l’invasione della Russia: “Chi esercita la resistenza contro la prepotenza e il potere va aiutato in ogni modo possibile, va sostenuto in tutte le forme possibili, anche con le armi quando è necessario. Di armi, nella nostra resistenza, abbiamo avuto grande bisogno, ce le hanno fornite gli alleati, ce le mandavano attraverso gli aerei, era una festa quando di notte un aereo buttava giù un pacco e dentro c’erano le armi di cui avevamo assoluto bisogno. Capisco che c’è bisogno di armi e c’è bisogno di riceverle comunque sia per poter fare una resistenza”.

 

 

“Si ritrova quindi con l’attuale Anpi? Dicono di non stare né con l’Ucraina e né con la Russia…” sorge spontanea la domanda della Merlino al proprio ospite. Il partigiano risponde in maniera molto lucida: “Ci possono essere delle posizioni discutibili di questo o quel membro dell’Anpi, ma non dell’Anpi. L’Anpi ha una linea molto chiara e precisa, che è quella di impegnarsi nel valorizzare la resistenza, nel continuarne l’opera nella vita quotidiana, resistendo ogni giorno contro la prepotenza e contro il potere del più forte. L’Anpi è compatta, al di là di alcune idee e manifestazioni personali, che non sono attribuibili all’Anpi come tale”.

 

 

“Molti si sono arrabbiati per l’equiparazione tra la resistenza italiana e quella ucraina, è sbagliato paragonarli?” l’altro quesito della giornalista napoletana all’ex numero uno dell’associazione dei partigiani: “No, non è sbagliato paragonarli. La resistenza è un fenomeno molto complesso, non è solo una resistenza con le armi, io ho fatto resistenza con varie forme possibili. La mia prima forma di resistenza è stata nascondermi dalla chiamata alle armi dei fascisti. Poi organizzarsi e formare dei veri gruppi di resistenza e successivamente procurarsi le armi, infine a me questa resistenza non è bastata, quando è stata liberata la mia zona mi sono arruolato volontario nel corpo italiano di liberazione, che stava risalendo l’Italia. Bisognava fare tutto il possibile per la libertà, anche con le armi”. 

 

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