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Mariupol, i russi sganciano l'arma definitiva: veleno chimico dal cielo. "Non respiravano più"

Federica Pascale
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Non accenna a fermarsi il conflitto in Ucraina, ormai invasa da settimana dall’esercito russo di Vladimir Putin. Prima il filorusso Donbass, poi la capitale Kiev e il sud strategico per gli affari del Cremlino. In un’escalation di violenze a danno della popolazione ucraina, sembra che recentemente i russi abbiano lanciato da un drone una “sostanza sconosciuta” contro militari e civili ucraini nella città sudorientale strategica di Mariupol. A denunciarlo è prima il battaglione Azov su Telegram: “Circa un’ora fa, le forze d’occupazione russe hanno usato una sostanza velenosa di origine sconosciuta contro i militari e i civili ucraini nella città di Mariupol, che è stata lanciata da un drone nemico.”

 

 

 

A seguire arriva Ivanna Klympush, presidente della commissione parlamentare per l’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea, che ha aggiunto che la Russia ha “molto probabilmente” usato “armi chimiche” durante l’attacco e che alcune vittime stanno avendo problemi di “insufficienza respiratoria”. Via tweet, l’esponente politica ucraina ha invitato a procedere con uno stop all’importazione di petrolio dalla Russia come risposta all’attacco subito. Il rischio che la Russia possa utilizzare armi chimiche per vincere la guerra è reale, così come l’intelligence inglese e americana hanno sottolineato più volte dall’inizio del conflitto russo ucraino. Nonostante questo, la Convenzione sulle armi chimiche del 1997 ovviamente ne proibisce la creazione e l’utilizzo. Importante sottolineare che le notizie riportate dalla presidente Klympsh, così come quelle del battaglione Azov, non sono state verificate da nessuno.

 

 

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