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Elezioni in Francia, Emmanuel Macron è l'usato sicuro in tempi di incertezza

Benedetta Frucci
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Una campagna elettorale difficile, quella della presidenziali francesi, oscurata prima dal Covid e poi dalla guerra. Forse è per questo che Emmanuel Macron, in un bagno di realismo, ha scelto di fare ieri un unico grande evento a 8 giorni dalle presidenziali, all'Arena di Nanterre. Acclamato dai suoi sostenitori, ha deciso di mostrare un volto deciso e rassicurante, concentrandosi sul racconto di quanto fatto in questi anni di governo e sulle promesse mantenute. Un bagno di realismo, dicevamo, testimoniato anche dalla scelta di ribadire una proposta difficile da fare in campagna elettorale, come quella dell'aumento dell'età pensionabile a 65 anni. Sempre dando un'immagine di equilibrio, ha poi toccato la politica estera parlando di «bombe sulla democrazia a poche ore da Parigi», ma ha stoppato i fischi contro Putin, ribadendo il suo impegno per la pace. Il Presidente che incarna l'usato sicuro insomma, in tempi di grande incertezza, in opposizione al populismo di sinistra di Mèlenchon, a quello di destra di Zemmour e soprattutto alla grande avversaria Marine Le Pen, che i sondaggi danno a soli 5 punti di distanza, pur se perdente a un ipotetico ballottaggio.

 

 

A lei Emmanuel Macron ha risposto ieri su più piani. Consapevole come per lui sia più difficile parlare alla classe operaia, non ha tuttavia risparmiato l'aspetto dei temi sociali, cercando di parlare alle periferie. Dall'altro lato, la ha attaccata sul suo stesso terreno, quello dell'elettorato di destra che chiede sicurezza: «Continueremo a investire nel nostro esercito, riaffermando il legame esercito-Nazione», ha detto. Nazione, già. Una parola che Macron non ha paura ad usare. È il leader che va oltre la destra e la sinistra, colui che ha distrutto i socialisti - letteralmente, visto che sono dati al 2%- ed è stato capace di pescare ampiamente nell'elettorato di centrodestra, come rivela un sondaggio secondo cui per il 33% dei francesi Macron è un candidato di destra. E in effetti, in questi anni si è dimostrato essere liberale senza mai però cedere agli estremismi del progressismo, è riuscito a parlare ai gruppi sociali e culturali più attenti ai diritti come ai conservatori. Ha trattato il tema dell'islamizzazione della società francese opponendo a ogni estremismo il rafforzamento dell'identità francese, occidentale, quella dei diritti e delle libertà. Basta pensare al caso di Samuel Paty, il professore decapitato dagli estremisti islamici per aver tenuto una lezione sulla libertà di espressione, di cui ha fatto un simbolo della Francia laica e liberale, coltivando un identitarismo che non cede però al razzismo. Ha battuto colpi a sinistra, attraverso soprattutto le proposte, ribadite ieri a Nanterre, che mirano alla parità sostanziale fra uomo e donna, ma anche puntando sull'ambientalismo.

 

 

Intanto però, il suo ministro dell'istruzione, Blanquer, ha fondato un think tank contro la cancel culture, interpretando, come si sussurra, la «cerniera repubblicana di Macron». Ma è soprattutto sul fronte bellico, che Macron ha dimostrato di saper parlare al suo Paese, schierandosi con l'Ucraina ma ribadendo che l'obiettivo deve essere la pace e interpretando quel patriottismo francese che mal digerirebbe il ruolo di comprimario per la Francia, ritagliandosi il ruolo di mediatore. Un autonomia e un patriottismo che passano anche per il grande tema dell'energia. E infatti, dal palco, ha annunciato il rilancio del nucleare, legandolo all'idea di indipendenza della Francia, contro l'ambientalismo della decrescita della sinistra. Il quadro che ne emerge insomma, é quello di un Presidente rassicurante, ma soprattutto, difensore della Republique e dei suoi valori.

 

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