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Il Covid manda in tilt gli Usa. Dimissioni improvvise: troppe pressioni per il vaccino

Leonardo Ventura
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Martedì, due direttori della Fda (Food and drug administration) responsabili della valutazione sui vaccini hanno comunicato congiuntamente l’intenzione di lasciare l’incarico. Il passo indietro avviene proprio mentre sono in corso le valutazioni per la terza dose, e sui vaccini pediatrici per i bambini under 12. Non sono due direttori qualunque, sono le colonne decisionali sulla questione dei vaccini. Marion Gruber, è direttrice dell’Office of vaccines research and review (Ovrr) e Phillip Krause è il vicedirettore dello stesso ufficio (dove sono state prese le decisioni più sensibili in questa pandemia). L’autorità statunitense perde «due giganti che hanno contribuito a portarci molti vaccini sicuri ed efficaci in decenni di servizio pubblico», queste le parole usate su twitter dall’ex capo ad interim della Fda Luciana Borio. Perché si ritirano? «Questi due sono i leader per la revisione biologica (vaccino) negli Stati Uniti. Un’enorme perdita - ha scritto Rick Bright, immunologo, studioso di vaccini ed ex direttore della Autorità di Ricerca e Sviluppo biomedica avanzata (Barda) dal 2016 al 2020 - Marion Gruber è molto più di un Direttore. È una leader globale. La mente visionaria dietro la scienza regolatoria clinica globale per Ebola, Mers, Zika, Sars-cov-2».

 

 

Non sono trapelate motivazioni informali dettagliate, stando a quelle ufficiali, Marion Gruber ha scelto di ritirarsi andando in pensione dal 31 ottobre, mentre Phillip Krause, non ha circostanziato, ma lascerà il suo ufficio pochi giorni dopo, a novembre. Secondo le ricostruzioni riportate da Cnn e dal New York Times, i due direttori non erano soddisfatti delle pressioni sull’agenzia. Prima che si esprimesse la Fda – carte alla mano - la Casa Bianca ha anticipato le intenzioni politiche dell’amministrazione volte al terzo richiamo. Jeffrey D. Zients, il White House Coronavirus Response Coordinator (coordinatore sulle questioni Covid per la Casa Bianca), ha ribadito che la strategia sul terzo richiamo è subordinata alla revisione della Fda. Eppure i funzionari statunitensi avevano recentemente annunciato un piano per iniziare a offrire dosi di richiamo alle persone che hanno ricevuto vaccini mRna a partire dalla settimana del 20 settembre; i booster sarebbero disponibili otto mesi dopo che le persone hanno ricevuto la loro seconda dose. Tuttavia, questo piano avrebbe richiesto l’autorizzazione della Fda, prima di essere comunicato. «Questo processo è stato il contrario di quello che normalmente ci aspetteremmo nella politica sui vaccini», con l’amministrazione che annuncia piani basati su un determinato risultato prima che i regolatori possano completare la loro revisione, ha affermato al Nyt Jason L. Schwartz, professore associato di politica sanitaria presso la Yale School di Sanità Pubblica. «Ciò ha reso tutto ancora più complicato e confuso per il pubblico». Alcuni esperti di salute pubblica hanno affermato che l’annuncio del richiamo da parte della Casa Bianca, ha anticipato la Fda e minato la sua responsabilità di effettuare tale valutazione da sola, guidata dai dati scientifici.

 

 

Dopo due giorni, dal passo indietro di Marion Gruber e Phillip Krause, le due autorità sanitarie principali negli States, Fda e Cdc, hanno raccomandato alla Casa Bianca di rallentare il progetto di somministrazione della terza dose a tutta la popolazione americana già a partire dalla fine di questo mese. Le autorità sanitarie – scrive il Nyt - hanno affermato di aver bisogno di più tempo per raccogliere e analizzare tutti i dati necessari. Janet Woodcock, commissario ad interim della Food and drug administration, e Rochelle P. Walensky, che dirige i Cdc, hanno detto ieri alla Casa Bianca che potrebbero essere in grado di determinare nelle prossime settimane se raccomandare o meno le terze dosi di richiamo solo per i destinatari del vaccino Pfizer-BioNTech o, forse, solo per una parte di essi. «Tra i motivi del ritardo c’è il fatto che le agenzie regolatorie hanno bisogno di più tempo per decidere il corretto dosaggio di un’eventuale terza dose di Moderna. La domanda di autorizzazione presentata dalla società contiene dati insufficienti- ha detto un funzionario federale -. Altri dati attesi da Johnson&Johnson non sono stati ancora consegnati».

 

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