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L'Afghanistan è la Las Vegas di terroristi, radicali ed estremisti: il ruolo del Pakistan e l'ascesa dell'Isis-K

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L’oasi felice di terroristi, radicali ed estremisti. A definire così l’Afghanistan, un territorio equiparabile a Las Vegas per la categorie appena citate, è l'ex ufficiale della sicurezza afghana Ali Mohammad Ali, citato dal premio Pulitzer Eric Schmitt sul New York Times. Ma come sottolinea il Messaggero la minaccia vera non sta a Kabul e non è rappresentata dal triumvirato di Talebani, Al Qaeda e Rete Hakkani, ma dall’Isis- K, che mira a ricostruire quello Stato Islamico già sconfitto in Iraq e Siria. Nelle province nord-orientali vicino alla frontiera col Pakistan, i fondamentalisti islamici hanno l’appoggio della gente, ma anche dell'Inter-Services Intelligence o Isi, i potenti servizi pakistani.

 

 

La vera minaccia dello Stato Islamico del Khorasan è rappresentata dal fatto che è un pericolo che non riguarda soltanto l’Afghanistan e i talebani, ma è anche un problema globale: il movimento nasce all'interno di una rete mondiale nel 2015, costituita da miliziani in fuga da Iraq e Siria e ha un legame più che profondo con il Pakistan e con i suoi servizi segreti deviati. Le province di Nangarhar e Kunar, impervie, montuose, ricche di nascondigli sono ideali per sfuggire agli attacchi nemici e ora, con il ritiro americano e la forte attrazione generata sui giovani più radicali questa costola dell’Isis fa veramente paura.

 

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