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Mario Draghi e Ursula von der Leyen, incontro a Cinecittà per il rilancio dell'Unione Europea

Angelo De Mattia
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Dopodomani il premier Mario Draghi incontrerà a Cinecittà la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, in particolare per un probabile responso di Bruxelles sul Piano di ripresa e resilienza. Poi quest’ultimo passerà al voto dell’Ecofin entro il prossimo mese per concludere l’iter con la decisione finale del Consiglio europeo. A luglio potrebbe essere erogata, se tutto procederà sollecitamente, una prima tranche di risorse europee a titolo di anticipazione. L’incontro negli «studios» sollecita metaforicamente allusioni, considerazioni e prospettive. Il film che, secondo metafora, si gira dovrebbe trattare i concreti impegni, da una parte e dall’altra, per affrontare, partendo dal Piano, la fase ultima della pandemia e l’uscita da essa verso un mondo istituzionale, politico, sociale ed economico che non sarà quello di prima del covid-19.

 

 

A proposito di Cinecittà, si narra un gustoso aneddoto: in occasione di una visita di Mussolini negli «studios», un attore comico, all’epoca molto seguito, Angelo Musco, lo avvicinò e gli rivolse una raccomandazione per un suo conoscente. Mussolini, nell’invitare l’attore a consegnare l’appunto a una persona del suo seguito, disse che immediatamente la preghiera sarebbe stata esaudita. Musco, che pure non era contrario al regime, ebbe dei dubbi paradossalmente per la prontezza della rassicurazione e replicò chiedendo se la macchina fotografica fosse con la lastra, l’antenata del rullino, o senza la lastra, insomma il classico scatto che serviva per illudere di avere fatto una foto. Non si conosce, però, il seguito. La metafora, comunque, è molto chiara. Naturalmente, dopodomani saranno tutti veri scatti e il film che si proietterà sarà, dovrà essere, se il Piano sarà stato approvato, un metaforico documentario degli impegni europei ed italiani. Ma vi è ancora altro da costruire, a cominciare dal consolidamento della linea che trova molti sostenitori - ma anche oppositori che si vanno aggregando - contrari all’avvio del ritiro dei sostegni e delle misure straordinarie, ivi comprese quelle monetarie.

 

 

Da ultimo, avendo il vertice della Federal Reserve annunciato che, entro il 2023, vi potranno essere due interventi sui tassi ufficiali (una variazione in aumento), in Europa si sono sentite rafforzate quelle posizioni, sia pure nettamente minoritarie, soprattutto tedesche, che vorrebbero il ridimensionamento delle misure non convenzionali della Bce. Non si considera, però, la sicura diversità del contesto economico e istituzionale e il fatto che l’aumento dell’inflazione negli Usa è nettamente superiore (a maggio l’inflazione sarebbe al 5 per cento) a quello, di carattere transitorio, che si sta verificando nel Vecchio Continente e che potrebbe dare l’illusione di avere raggiunto il target «intorno, ma sotto il 2 per cento» stabilito per la Bce al fine di assolvere al mandato sul mantenimento della stabilità dei prezzi. Poiché in questi giorni si sta accelerando, con un lavoro straordinario, la revisione della politica monetaria avviata dall’Istituto centrale, è probabile che, insieme ai temi complessi, si rifletta ancora sulla linea da tenere fino alla fine dell’anno a proposito di interventi straordinari che, però, formalmente sono stati confermati almeno fino al marzo 2022. Certo, sarebbe singolare se, mentre nell’Eurozona si attuano i Piani di ripresa, la politica monetaria dovesse iniziare a ridimensionare il suo carattere accomodante.

 

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