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L'America di Biden festeggia, Trump va in tribunale: il piano per ribaltare tutto

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 Joe Biden è il presidente eletto degli Stati Uniti, Kamala Harris la sua vice. I lunghi giorni di attesa sono finiti nel tardo pomeriggio italiano, quando la vittoria in Pennsylvania ha spinto il democratico oltre la soglia dei 270 Grandi elettori necessari a conquistare la Casa Bianca. Da giorni, con l’Election Day trasformato in Election Week, si concretizzava lo scenario della sconfitta di Donald Trump. La domanda, più che ’chi?’, era diventata ’quando?’. Mentre il magnate era sui prati del suo Golf club in Virginia, con il cappellino d’ordinanza ’Make America Great Again’, Associated Press ha attribuito a 
Biden la vittoria del suo Stato natio e dei suoi decisivi 20 Grandi elettori. Lo Stato è tradizionalmente democratico, ma nel 2016 era scivolato in mano a Trump; con Biden è tornato blu, al fianco di Stati chiave come Michigan e Wisconsin. 

 

Biden diventerà così il 46esimo presidente degli Stati Uniti, aprendo il suo mandato (presumibilmente l’unico, visto che all’insediamento avrà 78 anni) in piena pandemia di Covid-19 e nel mezzo di turbolenze sociali ed economiche. Trump, che dall’Election Day non ha mai smesso di denunciare a gran voce il «furto» delle elezioni, con infondati brogli (confutati dalla Commissione elettorale), non ammette la sconfitta e annuncia che porterà avanti le azioni legali. «Questa elezione è tutt’altro che chiusa», ha reagito, e «da lunedì (...) andremo avanti in tribunale per garantire che le leggi elettorali siano totalmente rispettate e il vincitore vero si insedi» (intuibilmente: lui stesso). Un tentativo di delegittimare il processo democratico, con l’accusa a Biden nientemeno che di voler prendere illegittimamente il potere. 

 

Trump è il primo presidente a non essere rieletto dal 1992, quando a ’cadere' fu il repubblicano George H.W. Bush. Il tycoon non intende neppure invitare Biden alla Casa Bianca, come tradizione, secondo fonti a lui vicine. Ammettere la sconfitta non è un obbligo, ma il passaggio significativo di una pacifica transizione di potere. L’ex vice presidente ha ricevuto la notizia della vittoria nella propria casa di Wilmington, in Delaware, dove nella notte parlerà alla nazione. Ha reagito con i consueti toni pacati: si è definito «onorato per la fiducia», esortando a «lasciare alle spalle la rabbia» e «unirci come nazione», promettendo di essere il «presidente di tutti».

 

Harris, 56 anni, ha parlato di una vittoria che «riguarda l’anima dell’America». La ex procuratrice distrettuale californiana sarà la prima donna, e la prima donna afrodiscendente, a diventare vice presidente. Non solo, sarà anche la prima persona di origine sudasiatica. Sfonda così il ’soffitto di vetrò che ha mantenuto gli uomini, quasi sempre bianchi, ai massimi livelli della politica statunitense per oltre due secoli, e vi arriva incarnando il multiculturalismo largamente assente nei centri del potere. Intanto, l’incertezza legata alla reazione di Trump scivola (per ora) in secondo piano dietro ai festeggiamenti nelle strade, da New York alle piazze vicino alla Casa Bianca dove sono confluiti gruppi di sostenitori del movimento antirazzista Black Lives Matter. E piovono le congratulazioni e le parole di giubilo della politica Usa.

 

L’ex presidente Barack Obama ha definito una «fortuna» avere loro ad «affrontare sfide straordinarie, come mai nessun presidente entrante - una pandemia che infuria, la diseguaglianza nell’economia e nel sistema della giustizia, una democrazia a rischio, il clima in pericolo».

Nancy Pelosi, speaker della Camera che resterà a maggioranza dem nei prossimi 4 anni, ha parlato di «vittoria storica» e di un «mandato all’azione» per Biden e Harris. Per la ex segretaria di Stato Hillary Clinton, sconfitta proprio dal tycoon nel 2016, questo «ticket fa la storia, è un ripudio di Trump, una nuova pagina» per gli Usa.

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