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Lagarde: bene l'accordo Macron-Merkel, nessun rischio di rottura dell'euro

Katia Perrini
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Christine Lagarde vede di buon grado l'accordo tra Emmanuel Macron e Angela Merkel che hanno annunciato un fondo di rilancio europeo da 500 miliardi di euro. «Le proposte franco-tedesche sono ambiziose, mirate e benvenute – risponde il presidente della Banca centrale europea, intervistata da Federico Fubini per il Corriere della Sera -. Aprono la strada a un'emissione di debito a lungo termine effettuata dalla Commissione europea e soprattutto permettono di attribuire aiuti diretti importanti a favore degli Stati più colpiti dalla crisi. Ciò dimostra lo spirito di solidarietà e di responsabilità a cui ha fatto riferimento la cancelliera la settimana scorsa. Non può esserci un rafforzamento della solidarietà finanziaria senza un maggiore coordinamento delle decisioni a livello europeo».  Per Lagarde lo choc dei Paesi europei che escono dal lockdown «è senza uguali in tempo di pace e dobbiamo farvi fronte con determinazione per aiutare le nostre economie a rialzarsi al più presto, in modo da evitare una crisi sociale». Ma secondo il presidente della Bce non c'è un rischio di rottura dell'area euro. «Si tratta di uno choc simmetrico, che raggiunge tutte le economie allo stesso tempo. Per proteggere la salute degli europei, i responsabili politici hanno deciso di chiudere almeno parzialmente le loro economie. Per questo è importante che tutti i Paesi ripartano in buone condizioni, usando tutti gli strumenti disponibili». Il giudizio della reazione alla crisi dei responsabili politici europei è positivo: «A livello nazionale, i governi hanno preso la misura della posta in gioco. Tra gli aiuti diretti alle famiglie, rinvio di scadenze fiscali e garanzie fornite al settore privato, hanno messo sul tavolo l'equivalente del 20% del Pil dell'area euro. È parecchio. Per parte propria, la Commissione ha tolto i vincoli del Patto di stabilità e di crescita e sbloccato i meccanismi degli aiuti di Stato: era indispensabile. Ma c'è un limite in tutto ciò: lo sforzo è stato eccessivamente asimmetrico. A seconda dei Paesi, spazia dal 2% al 40% del Pil, se si sommano gli aiuti diretti e le garanzie. I Paesi economicamente più indeboliti, che a volte sono i più colpiti dal virus, non hanno margini di manovra di bilancio che permettano lo sforzo necessario a risollevare le loro economie. La soluzione è dunque un piano europeo di rilancio di bilancio rapido, solido, per ristabilire la simmetria fra i Paesi nell'uscita dalla crisi. Per chiarezza, questo piano deve avvantaggiare di più gli Stati che ne hanno più bisogno. Fornire quest'aiuto collettivo è nell'interesse di ciascuno dei Paesi».

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