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Stupri in Africa, tangenti e ruberie. Ecco la vergogna delle Nazioni Unite

I crimini del Palazzo di Vetro

Pietro De Leo
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Che ridere. L'Onu torna a fare l'Onu, ossia dispensare allarmi inesistenti rivolti ai Paesi sbagliati. Nel teatrone del surreale, dopo l'annuncio dell'Alto Commissario per i diritti umani circa l'invio di un team in Italia per monitorare su una presunta escalation razzista, verrebbe da rispondere con una battuta: chiudiamo in casa mogli, fidanzate, figlie. Arrivano gli orchi. Sì, perché i casi di molestie sessuali intorno alle missioni delle Nazioni Unite oramai fanno letteratura a sé. E non è l'unico nervo scoperto, come si vedrà, di un organismo elefantiaco, inefficiente, dilaniato dagli scandali.  Nazioni Unite e patte aperte  Partendo dal Sud del Sudan, dove quest'anno 46 caschi blu sono stati richiamati da Wau, sede di un sito di protezione, installati in tutto il Paese, che accoglieva circa 200 persone, mentre infuriava la lotta tra le etnie Dinka e Nuer (il mese scorso è stato firmato l'accordo di Pace). Il motivo del richiamo è stata una “chiara violazione del codice di condotta, che proibisce relazioni sessuali con persone vulnerabili”. Una missione, quella in Sud Sudan, non proprio tranquillissima, considerando che già qualche anno fa il Daily Telegraph parlò di funzionari che chiedevano prestazioni sessuali a minori in cambio di cereali. D'altronde, come segnalò uno studio del Christian Science Monitor, ovunque l'Onu avesse “piantato la sua bandiera, sono seguiti abusi sessuali”. Qualche circostanza, così, per rendere l'idea. Nel '91 all'inizio della missione UnMic in Cambogia corrispose il triplicarsi delle prostitute.  E una decina d'anni fa fece il giro del mondo la... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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