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Premio Nobel per la pace all'organizzazione per il bando delle armi nucleari

Davide Di Santo
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Il Nobel per la Pace premia la campagna per l'abolizione delle atomiche. Dopo l'addio alle armi della Colombia nel 2016, la scelta del Comitato della Norvegia è caduta sull'Ican (International campaign to abolish nuclear weapons), in un monito sull'urgenza di scongiurare la minaccia di un olocausto nucleare riaccesa dalle tensioni in Corea del Nord e dal sempre più precario accordo sul programma iraniano, che Donald Trump si appresta a rimettere in discussione. La campagna per l'abolizione delle armi nucleari o Ican è un network fondato nel 2007 a Vienna che raggruppa 468 organizzazioni ed è presente in 101 Paesi. E' stato premiato - si legge nella motivazione - per aver richiamato l'attenzione sulle "catastrofiche conseguenze umanitarie" di questi arsenali e per i suoi sforzi per arrivare al Trattato che le ha messe al bando. L'Ican è stata infatti determinante per arrivare, nel luglio di quest'anno, al nuovo trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari approvato da 122 Paesi (ma senza la partecipazione delle nove potenze nucleari e dei membri della Nato tra cui l'Italia), che entrerà in vigore quando 50 Stati lo ratificheranno. Nell'assegnare il Premio, il comitato dei Nobel ha rivolto un appello ad avviare subito un serio negoziato per il disarmo nucleare. "Quest'anno il premio per la pace è anche un appello agli Stati perché comincino negoziati seri rivolti a una graduale, bilanciata e attentamente monitorata eliminazione delle 15mila testate nucleari presenti al mondo", ha spiegato la presidente del Comitato, Berit Reiss-Andersen. Beatrice Fihn, direttore esecutivo di Ican, si è detta "onorata e confusa": "Sono onorata, è un onore immenso, difficile da descrivere"; e ha aggiunto che è "un premio importantissimo ai milioni di attivisti e cittadini preoccupati che lavorano dal 1945 alla lotta contro le armi nucleari, un tributo ai sopravvissuti di Hiroshima e anche alle vittime dei test nucleari che ancora si effettuano", un chiaro riferimento a quelli nordcoreani. Poi, sollecitata esplicitamente sulle politiche del presidente americano Trump, nei confronti della Corea del Nord, ha detto che "non si può minacciare di uccidere milioni di persone con il pretesto della sicurezza". "Questo", ha avvertito, "ci fa vivere in una situazione di insicurezza permanente. E' un comportamento inaccettabile che non appoggeremo mai". 

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