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Approvata all'Onu la risoluzione sulla Siria

William Hague, John Kerry, New York

Voto unanime del Consiglio di sicurezza per lo smantellamento dell'arsenale chimico. Anche la Russia avverte il regime di Assad: conseguenze in caso di violazioni. Entro novembre conferenza di pace a Ginevra

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La via diplomatica sembra aver imboccato la strada decisiva per trovare una soluzione alla drammatica guerra civile in Siria. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha infatti approvato all'unanimità la risoluzione per lo smantellamento dell'arsenale di armi chimiche del regime di Assad. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, che ha definito «storico» il voto, ha annunciato l'intenzione di organizzare l'attesa conferenza di pace, la cosiddetta Ginevra 2, entro metà novembre. Il testo, approvato dai 15 membri del Consiglio, riunito a livello di ministri degli Esteri, condanna l'uso di armi chimiche in Siria e avverte il regime di Damasco che ci saranno «conseguenze» se la Siria non rispetterà gli impegni. La risoluzione non prevede sanzioni automatiche, ossia non fa riferimento al capitolo 7 della Carta Onu, che prevede come ultima ratio l'uso della forza. Ma in caso di inadempienza, si imporranno misure sotto il capitolo 7, attraverso un'altra risoluzione del Consiglio. Importante l'atteggiamento assunto dalla Russia, storico alleato del regime siriano. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, infatti, facendo esplicito riferimento proprio al capitolo 7 della Carta Onu, ha detto che «siamo pronti ad agire» se sarà violata la risoluzione. Soddisfatti anche gli Stati Uniti. Il segretario di Stato John Kerry ha dichiarato che «Il Consiglio ha dimostrato che quando si mette da parte la politica siamo ancora capaci di fare cose positive». Anche Kerry ha avvertito Damasco che ci saranno «conseguenze» in caso di inadempienze nello smantellamento dell'arsenale chimico di Damasco. Dal canto suo l'inviato della Siria alle Nazioni Unite, Bashar Jaafari, assicura che il suo governo è «pienamente impegnato» a partecipare ad una eventuale conferenza di pace a Ginevra, sottolineando però che anche i Paesi che sostengono i ribelli (Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Francia e Usa) dovrebbero rispettare la risoluzione.

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