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Usa non avvertiti dei raid israeliani in Siria

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L'intervento mirava a bloccare il traffico di armi verso il Libano. Intanto l'Iran smentisce: "Le armi non erano nostre"

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Gli Stati Uniti non erano stati avvertiti in anticipo dei due raid aerei israeliani contro la Siria nel giro di 48 ore. Fonti dell'intelligence americana, pur non confermando ufficialmente che si sia trattato di un'operazione dello Stato ebraico, hanno spiegato di averne ricevuto comunicazione mentre iniziavano a cadere le bombe, sostanzialmente "a cose fatte". «Non sarebbe inusuale per Israele di intraprendere passi aggressivi quando sistemi d'arma sofisticati rischiano di finire nelle mani di gente come Hezbollah», ha fatto sapere la fonte dell'intelligence Usa. Un'altra fonte dell'intelligence occidentale ha spiegato che i due attacchi erano diretti contro un deposito di missili Fateh-110 in transito dall'Iran agli Hezbollah, in Iran. Nel mirino dei raid una struttura per la ricerca militare a Jamraya, nella zona di Damasco, già colpita in un precedente attacco israeliano il 30 gennaio. L'intervento di Israele non puntava a colpire il regime di Bashar al-Assad quanto l'alleato iraniano che approfitta del caso provocato dal conflitto per tentare di inviare armi sofisticate ai miliziani sciiti Hezbollah, in Libano. Armi che secondo gli israeliani verrebbero impiegate per attaccare lo Stato ebraico come rappresaglia a un eventuale blitz contro gli impianti nucleari della repubblica islamica. Ma dall'Iran arriva una secca smentita. Il generale Masoud Jazayeri, vice capo dello stato maggiore interforze di Teheran, con dichiarazioni  riprese dal sito on-line dei Guardiani della Rivoluzione, i cosiddetti 'pasdaran', ha affermato che "Il governo siriano non ha bisogno dell'aiuto militare dell'Iran, e notizie del genere non sono che propaganda e guerra psicologica". Due giorni fa il quotidiano 'The New York Times' aveva riferito che obiettivo delle incursioni aeree sarebbero stati missili balistici 'Fateh-110' di fabbricazione appunto iraniana.

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