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Pnrr e deficit, Bruxelles avverte l'Italia: le raccomandazioni europee

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Occhio al deficit, alla spesa ma soprattutto all'attuazione del Pnrr. Alla vigilia del ritorno ai parametri di Maastricht del prossimo anno, seppur con un auspicato nuovo Patto di Stabilità, la Commissione europea mette in guardia l'Italia.

Ad oggi, se non vi fosse la sospensione della regola del 3% del deficit sul Pil - così come quella del 60% del rapporto debito/Pil - l'Italia rischierebbe una procedura d'infrazione per eccesso di deficit. Per fortuna c'è ancora un anno di tempo per aggiustare il tiro. In mezzo c'è il documento programmatico di bilancio, le riforme e soprattutto l'assorbimento del Pnrr. È proprio su questo punto che la Commissione europea punta per la crescita e la riduzione della spesa, stando alle raccomandazioni specifiche per paese pubblicate oggi nel pacchetto del Semestre europeo. I piani del governo italiano prevedono un rientro del deficit sotto al 3% solo tra il 2025 e il 2026, un percorso comunque "virtuoso" - sottolinea il commissario Ue Paolo Gentiloni - ma che andrebbe anticipato al prossimo anno.

Sul Pnrr "continua ad essere fondamentale identificare tempestivamente potenziali ritardi e problemi di attuazione e adottare misure tempestive per affrontarli", è l'esortazione dell'Esecutivo Ue. Per l'Italia è importante rafforzare "la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per mantenere gli impegni del piano, mentre un quadro di governance efficace e pienamente operativo rimane fondamentale per un'attuazione agevole e tempestiva del piano", scrive la Commissione, che invita a presentare il prima possibile le modifiche al piano e l'integrazione del nuovo capitolo del RePowerEu, anche se la scadenza è a fine agosto. Perché - osserva Gentiloni - se l'emendamento al piano arriva dopo giugno è difficile mantenere le scadenze dei pagamenti che l'Italia, secondo i piani concordati, dovrebbe presentare a giugno e a dicembre per la quarta e quinta rata. Allo stesso tempo bisogna "procedere alla rapida attuazione dei programmi della politica di coesione, in stretta complementarità e sinergia con il piano per la ripresa e la resilienza".

L'invito per tutti è quello di riuscire a coniugare delle politiche di bilancio prudenti e sostenere la crescita: "Un matrimonio difficile, una coppia difficile, ma è ciò di cui abbiamo bisogno", per dirla con Gentiloni. Particolare attenzione viene dedicata alla spesa corrente. Bruxelles torna a ribadire la necessità di abbandonare i sussidi per l'energia, anche per i vulnerabili, e mantenere invece quelli per il risparmio energetico.

Sullo stesso fronte va ridotta ulteriormente la dipendenza dai combustibili fossili, snellite le procedure autorizzative per le rinnovabili, aumentata l'efficienza energetica nei settori residenziale e aziendale e favorita la mobilità sostenibile. Un'importante novità viene dall'innalzamento del tetto alla spesa netta (quella senza gli interessi sul debito): per ridurre il disavanzo al di sotto del valore di riferimento del 3% del Pil, sarebbe opportuno un miglioramento del saldo strutturale di almeno lo 0,7% del Pil per il 2024 e per questo la crescita della spesa primaria netta finanziata a livello nazionale non dovrebbe superare l'1,3%, una stima rivista al rialzo rispetto alle previsioni economiche Ue della settimana scorsa (0,8%). Bruxelles torna a richiamare il governo sulla proroga delle concessioni balneari e sulla mancata liberalizzazione del settore, anche sulle ricadute sui conti pubblici.

"I continui ritardi nell'attuazione di procedure competitive efficaci per l'assegnazione delle licenze per la gestione di strutture marittime, lacustri e fluviali per il tempo libero e il turismo (concessioni balneari) rimangono motivo di preoccupazione e implicano una significativa perdita di entrate". Inoltre, "il cuneo fiscale sul lavoro in Italia è rimasto elevato a tutti i livelli di reddito rispetto agli altri Stati membri dell'Ue, nonostante la riduzione delle imposte sul reddito delle persone fisiche attuata nel 2022".

Bocciata anche l'ipotesi di flat-tax sui lavoratori autonomi, che "desta preoccupazioni per l'equità ed efficienza del sistema tributario". Bisogna piuttosto "ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e rendere più efficiente il sistema tributario" ma anche "allineare i valori catastali con gli attuali valori di mercato". Una stoccata arriva anche al progetto di autonomia differenziata regionale, in cui "potrebbe risultare difficile fornire gli stessi livelli essenziali di servizi in regioni storicamente a bassa spesa, anche per la mancanza di un meccanismo perequativo" e che comunque "rischia di mettere a repentaglio la capacità del governo di indirizzare la spesa pubblica".

Da Roma il governo italiano, impegnato a stretto giro nelle interlocuzioni con la Commissione per il pagamento della terza rata, apprezza i tre elementi emersi dalle raccomandazioni: la necessità di un rafforzamento della governance e della capacità amministrativa soprattutto a livello locale; l'attuazione con la presentazione delle modifiche al piano e l'indicazione sulla complementarità con le politiche di coesione. "Queste posizioni - ha commentato il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto - sono in linea con la visione e le priorità del governo Meloni, e del lavoro che si sta portando avanti sin dal primo giorno del suo insediamento".

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