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Cosa succede alle auto nel 2035: "Il vero rischio". E il governo studia nuovi incentivi

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Lo stop alle auto a diesel e benzina al 2035 deciso dall'Ue avrà effetti "rilevanti" sull'occupazione con la perdita di 275mila posti di lavoro. È l'analisi che arriva da Federmanger e dall'Associazione italiana economisti dell'energia (Aiee) a mettere in rilievo i rischi legati all'occupazione dalla riconversione del settore dell'automotive.

Settore verso cui - come spiega il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso - c'è un'alta attenzione da parte del governo che, dopo aver aperto un tavolo tecnico cui è seduta anche Stellantis, sta studiando anche degli incentivi che siano in grado di sostenere la produzione nazionale.

Tra l'altro - in base al rapporto dei manager e degli economisti - l'Italia è la più penalizzata dallo stop dell'Unione europea all'auto a benzina e diesel. Soprattutto per un motivo: con l'auto elettrica ci sarà un abbattimento degli investimenti pari a un 25% in meno in 10 anni, soprattutto per via della riduzione di circa un sesto delle componenti rispetto all'auto tradizionale. In Italia "l’intera filiera dell’automotive è caratterizzata principalmente da aziende di piccole dimensioni e conta in totale 5.500 imprese che coinvolgono 274mila addetti, con fatturato connesso è di 105,8 miliardi di euro".

Il comparto della componentistica è "quello più esposto: su 2.200 imprese delle 5.500 totali, che registrano 161mila occupati e 45 miliardi di fatturato, 500 sono fortemente a rischio". Lo scenario porta a fare del "nostro Paese il più penalizzato tra le nazioni europee produttrici di componenti in termini di riduzione di posti di lavoro, con un -37% di forza lavoro, vale a dire circa 60mila occupati persi entro il 2040".

Intanto tutto sembra girare nella stessa direzione, tanto che la Lega "si mobilita per dire 'No' al divieto di produzione di auto benzina e diesel dal 2035", e annuncia "una raccolta firme che coinvolgerà anche con i gazebo nel weekend".

Il tema degli incentivi - rileva poi Urso, parlando di tutti gli incentivi per le imprese e non solo per quelli legati all'automotive - sarà anche al centro di una riforma per "razionalizzare e omogenizzare. Il ministro fa presente infatti di averne trovati "oltre 2mila" di incentivi, con differenze per tra regioni, e di anno in anno.

Ora però si guarda alla sostanza, e si pensa soprattutto ai prossimi passi da compiere sulle politiche industriali: "Chiediamo a questa Commissione, e anche a quella che gli succederà che ci sia un approccio pragmatico e non ideologico" sullo stop al 2035 alle auto a benzina e diesel, "nella consapevolezza che dobbiamo consentire la riconversione industriale in un settore così fondamentale per l’Unione europea e per l’Italia che è quello dell’automotive". "Siamo impegnati - conclude Urso - affinché questa politica industriale venga realizzata, nel frattempo chiediamo all’Europa di essere pragmatica".

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