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Perché alzare i tassi frena l'inflazione: i dati Istat a gennaio 2023

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Frena l'inflazione a gennaio, mentre nel paniere Istat 2023 fanno ingresso la visita medica sportiva, la riparazione smartphone e le apparecchiature audio intelligenti. Secondo l'Istituto di statistica, nel primo mese del nuovo anno l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua, da +11,6% nel mese precedente.

Buone notizie per l'Italia anche se nel Belpaese il dato rimane a due cifre, mentre in Eurozona è in calo all'8,5%. "Le stime preliminari evidenziano la netta attenuazione dell’inflazione", sottolinea l'Istat ricordando che si tratta di un livello che su base tendenziale non si registrava dal settembre 1984.

A supportare il rallentamento è l'inversione di tendenza dei beni energetici regolamentati (-10,9% su base annua), mentre rimangono tuttavia diffuse le tensioni sui prezzi di diverse categorie di prodotti, come gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo. Si accentua inoltre a gennaio, la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti.

Allo stesso tempo rallenta anche il "carrello della spesa", con i beni alimentari, per la cura della casa e della persona che registrano un calo su base tendenziale da +12,6% a +12,2%. Al contrario, aumenta quella dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +8,5% a +9,0%).

Nuovo anno, nuovo paniere. Oltre alle già citate visita medica sportiva, riparazione smartphone e apparecchiature audio intelligenti, si annoverano anche il deambulatore e il massaggio estetico. Per quanto riguarda il comparto alimentare, fanno il loro ingresso il tonno pescato e i rombi di allevamento, oltre alla frutta (arance, mandarini, limoni, banane, mele, pere, pesche, kiwi) e alla verdura (pomodori da insalata, melanzane, zucchine, peperoni, carote, cipolle) biologica.

Il paniere, utilizzato per il calcolo degli indici Nic (per l'intera collettività nazionale) e Foi (per le famiglie di operai e impiegati), vede 1.885 prodotti elementari (1.772 nel 2022), raggruppati in 1.061 prodotti, a loro volta raccolti in 423 aggregati. Secondo Luca Solari, professore ordinario di organizzazione aziendale all'Università Statale di Milano e direttore della scuola di Giornalismo Walter Tobagi, si tratta "della moda del momento" che rischia di non avere "un legame diretto con un'analisi relativa ai dati effettivi di composizione reale della spesa familiare".

Per Solari "è chiaro che c'è un tema di necessità, adattamento e adeguamento nel tempo del mix ma, se i dati che abbiamo sul Paese, riguardo ad esempio alla percentuale di persone sotto la soglia di povertà, sono realistici forse dovremmo riparametrarlo un pochino di più su quelli che sono i consumi essenziali e magari rispetto a questi ultimi inserire gli elementi di tecnologia in maniera più temperata".

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