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Economia, il disastroso bollettino della Bce: “Inflazione troppo elevata, tassi da alzare ancora”

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Un futuro nero per l'economia europea. La Bce conferma la linea aggressiva contro l’inflazione che resta "troppo elevata", e lancia l’allarme sul rallentamento della crescita e sui rischi che derivano dal caro-energia, dalla guerra in Ucraina e dalla corsa dei prezzi. L’economia nell’Eurozona, avverte la banca centrale, è destinata alla stagnazione fino ai primi mesi del 2023 e i prezzi del gas nel breve periodo "rimarranno eccezionalmente elevati". "Dopo il recupero osservato nella prima metà del 2022 i dati recenti indicano un considerevole rallentamento della crescita nell’area dell’euro, con l’economia che dovrebbe ristagnare nel prosieguo dell’anno e nel primo trimestre del 2023", sottolinea l’istituto di Francoforte nel bollettino mensile. In prospettiva, "vi sono chiari segnali di un protratto rallentamento dell’attività economica in un contesto di elevata inflazione e perdurante incertezza collegate alla guerra in Ucraina e agli andamenti connessi all’energia".

 

 

La crescita del Pil nell’Eurozona dovrebbe quindi attestarsi in media d’anno al 3,1 per cento nel 2022, per poi registrare un calo pronunciato scendendo allo 0,9 per cento nel 2023 e risalire all’1,9 nel 2024. Gli esperti della Bce hanno rivisto le prospettive per la crescita del Pil al rialzo di 0,3 punti percentuali per il 2022, dopo dati migliori del previsto nella prima metà dell’anno, e al ribasso di 1,2 e 0,2 punti percentuali rispettivamente per il 2023 e il 2024, principalmente a causa dell’impatto delle interruzioni nell’offerta di energia, dell’aumento dell’inflazione e del connesso deterioramento del clima di fiducia. Gli esperti dell’Eurosistema hanno anche rivisto significativamente al rialzo le proiezioni sull’inflazione, che si porterebbe in media all’8,1 per cento nel 2022, al 5,5 nel 2023 e al 2,3 nel 2024. Rispetto alle stime elaborate nello scorso giugno, l’inflazione complessiva è stata oggetto di una revisione al rialzo considerevole per il 2022 e il 2023 (rispettivamente pari a 1,3 e 2,0 punti percentuali) e lieve per il 2024 (0,2 punti percentuali) riflettendo "dati recenti non corrispondenti alle attese, forti aumenti nelle ipotesi relative ai prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità, una più vigorosa dinamica salariale e il recente deprezzamento dell’euro".

 

 

Il Consiglio direttivo è quindi pronto ad "aumentare ulteriormente i tassi di interesse nelle prossime riunioni per frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative d’inflazione e riesaminerà regolarmente la traiettoria della politica monetaria alla luce delle informazioni più recenti e dell’evolvere delle prospettive di inflazione". Anche in futuro le decisioni sui tassi di riferimento saranno definite di volta in volta a ogni riunione. 

 

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