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Borse europee, i mercati fiutano la recessione. E il mondo trema

Filippo Caleri
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La guerra in Ucraina continua. E l'ipotesi che l'economia continui a soffrire per lungo tempo non è più solo un esercizio di stile. L'inflazione resta alta e gli indici di fiducia sono tutti al ribasso. Insomma la recessione nell'area europea non è più solo un rischio remoto. E a segnalare il rallentamento è anche il valore dell'euro che è sceso ai minimi di 20 anni rispetto al dollaro Usa, mentre gli investitori hanno ridotto le scommesse sui rialzi dei tassi d'interesse della Banca Centrale Europea, visto il crescente rischio di recessione. La moneta unica è scesa dello 0,9% a 1,0331, il livello più basso dal dicembre 2002.

Tra le ragioni l'inflazione record che ha aumentato la pressione su famiglie e imprese e le conseguenze della guerra in Ucraina.
Fattori che hanno frenato la capacità della Banca centrale europea di aumentare i tassi con la stessa velocità della Fed. Altro segnale di incertezza è quello del petrolio. Dopo i recenti aumenti ieri in una seduta all'insegna della volatilità, i prezzi hanno accelerato al ribasso invertendo la tendenza precedente. A preoccupare gli acquirenti di greggio con i contratti future il sentore di una possibile recessione globale e il conseguente calo della domanda. Elementi che insieme superano i timori di interruzione dell'offerta, a loro volta accentuati da un taglio della produzione in Norvegia. Risultato il Brent ha perso l'1,27% a quota 112,06 dollari al barile mentre i future sul Wti hanno lasciato sul terreno lo 0,11% a 108,31 dollari.

L'unica notizia positiva è che probabilmente, anche se con un certo ritardo i prezzi della benzina e del diesel dovrebbero iniziare a flettere al distributore. Il clima non spinge al rischio. Con lo spettro della recessione i listini principali hanno perso quasi il 3%. Gli investitori sono sempre più convinti che le politiche restrittive delle banche centrali per frenare la corsa dell'inflazione si tradurranno in una recessione globale. Negativa anche Wall Street e c'è attesa per i verbali della riunione della Fed di giugno, sebbene i trader si stiano già preparando a un nuovo rialzo dei tassi di 75 punti base a fine mese. Risultato. A Londra l'indice Ftse 100 ha perso il 2,9% a 7.022,83 punti, a Francoforte il Dax il 2,91% a 12.401,96 punti e a Parigi il Cac40 cede il 2,68% a 5.794,96 punti. A Piazza Affari l'indice Ftse Mib ha lasciato sul terreno il 2,99% a 20.705 punti

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