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I soci stranieri bocciano i compensi di Urbano Cairo e dei padroni di Rcs

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Andrea Giacobino
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Gli stipendi passati e futuri di Urbano Cairo, del cda di Rcs da lui presieduta e guidata e dei suoi manager non piacciono molto agli investitori internazionali. Lo si scopre leggendo il verbale dell'assemblea del 3 maggio scorso del gruppo editore del «Corriere della Sera» chiamata fra l'altro ad approvare il bilancio 2021. Ebbene il punto 3 all'ordine del giorno era la «Relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi», suddivisa tra una prima parte relativa ai compensi previsti nel 2022 e una seconda riguardante quelli erogati nel 2021, pari complessivamente a 6,7 milioni di euro. La relazione è stata predisposta dal comitato interno al cda presieduto da Maria Capparelli e composto da Diego Della Valle e Stefania Petruccioli. Il voto sul primo punto ha visto favorevoli i soci titolari di 440,9 milioni di azioni pari all'85% del capitale.

 

 

Quelli che hanno approvato sono in gran parte i «soci forti» di Rcs, tra cui lo stesso Cairo (316,1 milioni di azioni), Della Valle (39,7 milioni), Mediobanca (34,1 milioni), Unipolsai (25,1 milioni) e Pirelli (24,6 milioni). Contrari soci portatori di 10,8 milioni di titoli (2% del capitale), fra i quali molti grandi fondi comuni esteri da Blackrock a Fidelity, da Bnp Paribas a State Street fino a Vanguard. Ma a bocciare Cairo sono stati anche il grande fondo sovrano norvegese e i fondi pensione americani dei lavoratori del gas di Philadelphia e dei poliziotti di Chicago nonché l'Università Cristiana del Texas.

 

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